Se mi chiedeste quale sia una delle serie più strane, geniali e attuali del decennio, non solo citerei Atlanta nella lista ma, probabilmente, sarebbe il primo titolo a venirmi in mente.
La serie ideata da Donald Glover, in onda su FX dal 2016 al 2022, ha regalato alcuni dei momenti più folli e brillanti della televisione contemporanea.
Molto di nicchia in Italia, molto acclamata in U.S.A. seppur mantenendo sempre l'aura di una serie per pochi, poco mainstream e molto da intenditori, lo show è oggi disponibile su Disney Plus e ben si presterebbe al vostro prossimo binge watching.
Astenersi perditempo perchè su Atlanta dovrete scommetterci e poi crederci. Non vi arriverà subito. Non la amerete immediatamente ma, finito il viaggio, vi renderete conto di aver partecipato ad un trip assurdo come dimostra la surreale stagione finale andata in onda a fine 2022.
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L'utilizzo del termine geniale è spesso abusato eppure sono tanti gli autori che potrebbero e dovrebbero essere insigniti di tale onore. Donald Glover è uno di questi e lo è, per molti, in maniera insospettabile. Formatosi nell'ambiente comedy, sempre impegnato ad osservare il mondo intorno a lui, l'America che mutava e gli afro-americani che crescevano, a suon di stereotipi, manganellate e discriminazioni nel selvaggio west del consumismo a stelle strisce, Glover ottiene la consacrazione proprio con Atlanta, confermando la sua vena autoriale con altri due prodotti, entrambi disponibili, su Prime Video, di fenomenale acume e straordinaria varietà narrativa e di genere come Swarm e Mr. And Mrs Smith.
Con Atlanta la visione di Glover viene sublimata grazie ad una struttura sempre molto difficile da etichettare sia nel formato che nella narrazione. Gli episodi, ad esempio, pur provando a tenere vivo il riferimento alla durata classica di comedy e dramedy, variano nel minutaggio cosi come molte volte sembrano disunirsi l'uno dall'altro figurando talvolta come episodi filler totalmente stand alone. E' un'ambiguità che emerge spesso e con forza ma che ci permette di individuare in questo uno dei punti di forza di uno show che vuole raccontare il percorso dei personaggi principali (tutti afroamericani) attraverso un cammino fatto di curve e di onde più che di una strada dritta quasi a simulare quello che deve essere oggi il sentiero che si trovano a percorrere i neri d'America. Non ci sono punti di riferimento ma solo il brillante cavalcare la cultura finta woke dei bianchi d'America, il vero e profondo sentire delle due grandi anime a stelle e strisce, quella degli afro-americani da sempre vittime di ingiustizie e iniquità ed oggi chiamati, nel post Obama, a prendersi i loro spazi con forza allontanando da se stessi il desiderio di sentirsi vittime senza, al tempo stesso, permettere all'uomo bianco di calpestarli. Dall'altro quello del middle man americano da sempre unico detentore del potere e dell'orgoglio a stelle e strisce, da sempre legittimato a fare quel che vuole e ad essere quel che vuole, a farsi beffe delle regole e della dignità altrui. Da oggi quell'uomo, sia egli in giacca e cravatta a Wall Street, nelle gallerie d'arte dell'East Village o nel buco più rurale d'America deve scendere a patti con una convivenza paritaria in termini di diritti e di immagine con i Neri d'America, divenuti a colpi di manifestazioni, stragi e morti, pari ai Mr. White di questo mondo. Ne emerge un quadro pittoresco e preoccupante che, grazie proprio a quello strano formato utilizzato da Glover, riesce a portarci nei meandri della società statunitense, mostrandoci come quel clima da "volemose bene" nasconda, in realtà, un profondo risentimento che ben spiega l'ascesa di Trump e dei Proud Boys in U.S.A. (cosi come ahinoi testimonia e certifica l'ascesa della Meloni e dei tanti esponenti neo-fascisti o a-fascisti che vediamo aggirarsi nelle istituzioni e nei talk show italici). L'uomo bianco si ha l'impressione che abbia imparato ad essere tenero e cordiale con l'uomo nero per poter essere e sembrare pulito agli occhi del datore di lavoro, della vicina di casa, dell'amico realmente "woke". E' in atto il cosiddetto "black-washing" che fa il paio con i tanti "washing" che spopolano ovunque, dal pink al green. Che ci sia stata una metamorfosi reale nella cultura statunitense pare difficile da credere. Atlanta ci restituisce, infatti, l'immagine di un'America diversa, cambiata ma che non crede davvero a questo cambiamento.
Gli afro-americani continueranno sempre ad essere guardati dall'alto in basso ma stavolta salvando le apparenze e facendoli diventare un fenomeno di folklore, uno spettacolo da baraccone come ci insegna lo splendido film recentemente candidato agli Oscar dal titolo American Fiction.
Atlanta è permeata da questa sensazione e riesce a lasciarla addosso allo spettatore.
Fino in fondo.
La stagione finale della serie FX non fa che confermare il talento di Glover che qui sembra essere divenuto ancora più abile dietro la telecamera e ancora più coraggioso nella scrittura e nella messa in scena.
In alcuni momenti, specie all'inizio, non sembra neppure di essere in Atlanta a giudicare dalle prime inquadrature, dal contesto, dalle storie raccontate.
Tutto oscilla fra la follia e la commedia. Paper Boi paranoico che crede di essere la prossima vittima di un serial killer, un approfondimento su "A goofy movie", una Van con baguette al seguito a mo' di Katana, collezionisti d'arte afro-americana, trip ad Amsterdam, riunioni di famiglia in riva ad un lago isolatissimo e tanto altro. Un po' di tutto e tutto che sembra essere il contrario di tutto.
E invece no, non è cosi, non è mai stato cosi perchè Glover ha messo insieme pezzi di un puzzle che sembravano non avere nulla a che fare gli uni con gli altri e ha ricostruito un'immagine veritiera di quello che l'america è oggi, di quello che gli americani sono oggi.
Lo ha fatto con brillantezza e capacità analitica che hanno pochi eguali oggi.
Un viaggio pazzesco.
Adesso, purtroppo, terminato.
Quando un viaggio cosi finisce non puoi fare altro che suggerirlo agli altri.
Invitarli a partire.
Augurare loro di vivere le stesse sensazioni che hai vissuto tu.
E allora, cari serialfiller, fate un biglietto per Atlanta e godetevi questo meraviglioso trip.
Regia: 7
Cast: 7
Genere: Dramedy
Complessità: 9
Originalità: 10
Autorialità: 9
Intensità/coinvolgimento emotivo: 6
Profondità: 8,5
Contenuti Violenti/Sessuali: 3
Intrattenimento: 8
Opening: 2
Soundtrack: 7
Produzione: FX
Anno di uscita: 2016-2022
Stagione di riferimento: 4
Voto complessivo: 9
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