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Bastano pochi minuti per ricordarci di che pasta è fatta Fargo

Fargo rappresenta, sin dal suo esordio avvenuto nel 2014 (quasi 10 anni fa), una delle poche serie su cui è legittimo e inevitabile nutrire delle grosse speranze in termini qualitativi.

La "colpa" è di Noah Hawley, il quale, sia in veste di sceneggiatore che regista, ha avuto il merito di portare sul piccolo schermo tutta la poetica, la sagacia e l'humour nero tipico dei fratelli Coen. Un susseguirsi di attori affermati quali Billy Bob Thorton, Ewan McGregor, Martin Freeman, Kirsten Dunst, Chris Rock e tanti volti noti e apprezzati del piccolo schermo come Jesse Plemons e Carrie Coon passando per il nostro Salvatore Esposito, hanno permesso all'autore di mettere in piedi un grottesco teatrino che fosse ben manifestato e rappresentato dal talento di istrionici performer capaci di cambiar pelle per mettersi al servizio dello sceneggiatore di Legion.

Nella quinta stagione è il momento di servirsi del talento granitico di Jon Hamm (Mad Men, The Morning Show, Good Omens), della leggiadra ingenuità di Juno Temple (Ted Lasso, The Deuce) e dell'esperienza di Jennifer Jason Leigh (Atypical, Hunters).

Il resto è la solita finta raccolta di eventi tratti da una storia vera narrata attraverso personaggi i cui nomi sono stati cambiati per tutelare la sensibilità dei protagonisti reali ancora vivi senza, tuttavia, riservare lo stesso trattamento ai morti.

Ed è quella scritta, come al solito, che ci introduce alla quinta stagione.

La Hall of Fame quest'anno ha ospitato Jon Hamm. In futuro potrebbe esserci spazio anche per Fargo e per il suo autore.

Nel frattempo, visto che il tempo stringe, vi invito a partecipare a tutti i sondaggi relativi alla prima edizione della Hall of Fame.

Qui trovate, scorrendo la pagina, tutte le categorie.

Minnesota, 2019.

In una piccola scuola, ai margini della contea, una baruffa da bar si scatena.

Una giovane madre e sua figlia provano a salvarsi dalla mischia.

Un taser allontana il primo malintenzionato.

Sempre lo stesso taser fa la stessa cosa con un secondo partecipante alla rissa.

E' un poliziotto.

La coraggiosa mamma, in preda ad un riflesso incondizionato determinato dal proprio istinto di protezione materno mette ko un pubblico ufficiale.

Viene, giustamente, arrestata.

La nostra simpatia è per lei.

Empatizziamo con il personaggio interpretato da Juno Temple.

Una serie di sfortunati eventi l'hanno resa colpevole di un, seppur piccolo, reato.

Da potenziale vittima a carnefice.

In un attimo.

Quella innocua e risibile serie di sfortunati eventi innescherà una nuova serie di sfortunati eventi.

Ben più tragici.

Ben più sanguinosi.

Ben più ingovernabili.

Caos chiama caos.

Come sempre in Fargo.

La carambola di situazioni ci traghetterà nel ranch di uno sceriffo che pare essere un cowboy.

Jon Hamm, camaleontico come sempre, incarna il patriarcato, quello vero, quello strutturato, tutto codici d'onore e sacre scritture.

E' un uomo tutto d'un pezzo quello che rappresenta ma è anche un uomo disposto a tutto per riportare a casa la sua donna.

Possesso e possessività flirtano pericolosamente in questa danza fra cacciatore e preda che evoca tragicamente i contorni dei tanti femminicidi che albergano nella prime pagine dei nostri giornali.

Tutto il mondo è paese, verrebbe da dire.

Nessun luogo è come Fargo eppure Fargo sembra rappresentare, talvolta, il mondo intero.

Un mondo di criminali da strapazzo e umili servitori dello stato, persone semplici e diaboliche rappresentanti dell'alta società capitalista, consumatori e consumisti, prede e predatori. Ognuno inconsapevole del proprio destino. Ognuno ad aspettarlo. Ognuno ad abbracciarlo.

Irrimediabilmente.

Questa stagione 5 ce lo ricorda.

Ci ricorda della classe disperata e caotica di questo clamoroso show.

Uno dei pochi show da attendere sempre e comunque.

Nessuna smentita.

Anche in questo inizio di quinta stagione.

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