Sin dal titolo di questo terzultimo episodio era chiara l'intenzione degli autori, era chiaro che la collisione fra gli universi di Better Call Saul e di Breaking Bad sarebbe stata totale.
Arrivati a soli 3 episodi dal termine di quella che per molti è la migliore serie di tutti i tempi (me compreso), Vince Gilligan e Peter Gould giocano con le loro creature e con noi spettatori regalandoci un episodio dal titolo "Breaking Bad".
Cosi come avvenuto nella seconda stagione della serie madre, dove vi era stato un episodio dal titolo "Better Call Saul" anche qui, nel magistrale spinoff architettato dal duo, arriva un episodio che rimanda in tutto e per tutto alla serie madre.
Il gioco di specchi che sin dal titolo appare manifesto, non si ridurrà alla sola misura del titolo ma confluirà in tutto il magma narrativo che da anni scorre nelle vene di uno show a tratti impeccabile.
Eravamo certi che avremmo ritrovato lungo il percorso anche Walter White e Jesse Pinkman. Dopo che il titolo di questo episodio era stato svelato, appariva chiaro che sarebbe stato questo il momento in cui Bob Odenkirk, Bryan Cranston ed Aaron Paul avrebbero nuovamente condiviso la stessa scena.
Sarà andata cosi?
Per chi avrà visto l'episodio la risposta è già negli archivi della storia della tv.
Jesse ed Heisenberg ritornano ed il loro cameo ha un sapore strano e rappresenta forse l'unica piccola delusione di questa ennesima straordinaria puntata.
La leggerissima insoddisfazione, però, non è tanto rappresentata dall'impatto narrativo che il loro ingresso ha denotato quanto proprio dal carico emotivo che il loro rientro dalla finestra ha lasciato in ognuno di noi.
Non sono assolutamente daccordo con chi sostiene che questa puntata sia stata un puro fan service. Credo, anzi, che il come siano stati calati nella storia di Jimmy/Saul/Gene sia molto funzionale al racconto.
Quello che, però, ha entusiasmato meno del previsto è stato rivedere i 2 personaggi iconici di Breaking Bad dopo quasi 10 anni dalla sua conclusione. E' stato bello, bellissimo ma non è stato cosi esplosivo come in molti ci attendevamo. E' il peso delle aspettative, baby.
Il cold open ci ha fatto capire subito che questa sarebbe stata, anche, la loro puntata.
Poi è apparso Gene.
E poi Saul.
E poi Jesse insieme a Walt.
E' stato meraviglioso ma non è stata, affatto, la cosa migliore dell'episodio, al contrario di quanto abbiamo sempre immaginato sin dal momento in cui siamo venuti a conoscenza del loro cameo.
A ben rifletterci, però, il fatto che questo evento attesissimo non abbia rappresentato il meglio di "Breaking Bad" (inteso come l'episodio), testimonia quanta bellezza questo episodio nasconda in se.
Non ci saremmo aspettati, ad esempio, che "Breaking Bad" sarebbe stato un episodio "Gene-centrico" (o forse dovremmo dire "Viktor-centrico"?) e invece gli autori ci hanno spiazzato con 55 minuti in cui il colore di Saul ed il grigiore di Gene si fondessero in un costante parallelo tematico i cui risvolti li conosceremo appieno solo nel corso del prossimo episodio.
E' stata questa, a mio avviso, la vera forza del cameo di Cranston e Paul, ovvero essere stati dell'argilla nelle mani di Gilligan e Gould, i quali li hanno plasmati per poterci raccontare quanto, svariati anni dopo, nel lontano e freddo Nebraska, quell'uomo semi-calvo e baffuto portasse ancora dentro di se il fuoco vivo dell'avvocato incappucciato nel deserto qualche anno prima.
Il cancro di Walt, l'ingresso nella scuola di Heisenberg a fine puntata, il warning di Mike, la pulsione che lo ha spinto verso WW ieri e che lo spingerà verso la vittima malata che Viktor aggirerà in Nebraska qualche anno dopo, sono stati tutti elementi che, visti nel loro insieme ci hanno restituito una nuova immagine dell'ultima maschera di Jimmy/Saul apparsa fino a quel momento.
Nella testa, nel cuore e nell'animo di Gene chi e cosa era rimasto?
L'eco dell'amore per Kim o la travolgente attrazione per Saul?
In questo episodio abbiamo avuto (forse) la risposta.
Non c'è dubbio che la sequenza più significativa, densa di significato e criptica sia quella che vede protagonista Gene, isolato e solo all'interno di una cabina telefonica nel mezzo del nulla e circondato dalla neve, intento ad aggiornarsi con un'altrettanto sola e annichilita Francesca che, nonostante sia nella calda Albuquerque viene ritratta in bianco e nero a testimoniare la continuità temporale e semantica del dopo Breaking Bad.
Francesca aggiorna Saul/Gene degli eventi che si sono susseguiti in seguito alla fuga di Saul. Tra le tante cose accadute ce ne è una che cattura la mente, il cuore ed ogni cellula di Saul/Gene. Kim ha telefonato Francesca per chiederle come stesse. Nel corso della telefonata il nome di Saul "came up". Basta solo questo piccolissimo dettaglio a risvegliare nel nostro protagonista un fiume di ricordi, emozioni, speranze che lo portano immediatamente a spezzare la routine, a mettersi a rischio nel tentativo di raggiungere telefonicamente l'ex compagna.
Assistiamo all'iter telefonico che porterà Gene a reclamare al centralino un numero di telefono di Palm Springs, in Florida, un numero di telefono associato ad una donna dal nome a noi familiare: Kim Wexler.
Stacco.
La telecamera si allontana e si appoggia fissa sul ciglio della strada ad una decina di metri da Gene.
Non udiamo nulla di quello che Gene stia dicendo.
Non sappiamo con chi egli stia parlando.
Sarà riuscito a parlare con Kim o starà litigando con il centralino o forse sta faticosamente tentando di raggiungere Kim senza mai riuscire a farlo?
Non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai.
Conosciamo, però, la sua reazione.
E' una reazione rabbiosa, feroce, disperata. Prende a calci la cabina telefonica ripetutamente. Rompe il vetro della cabina. Quei calci ricordano i calci inflitti al cestino della spazzatura fuori l'ingresso della HHM nel pilot, quando assistemmo al primo incontro con Kim.
Il cerchio si chiude ulteriormente.
Un calcio suggellò l'inizio di quel rapporto tra noi spettatori ed i 2 protagonisti di Better Call Saul, un calcio potrebbe aver concluso quel rapporto, definitivamente, ancora più definitivamente di quanto non fatto nell'indimenticabile Fun & Games (qui la recensione completa).
La teoria più accreditata e diffusa è che quella rabbia sia stata scatenata da una chiamata andata a rotoli con Kim. I 2 si sarebbero sentiti e Kim avrebbe in qualche modo rinnegato Saul/Gene, abbandonandolo per la seconda volta dopo il divorzio avvenuto in Fun And Games.
Questo secondo rifiuto avrebbe fatto scattare una nuova molla nel personaggio interpretato da Bob Odenkirk.
La prima separazione da Kim aveva generato la morte di Jimmy e la nascita di Saul.
La seconda, quella avvenuta a distanza all'interno di quella cabina, stava generando la morte di Gene in favore della nascita di un quarto personaggio, di una quarta maschera indossata da James McGill: Viktor.
E con Viktor trascorreremo, infatti, gran parte dell'episodio.
La riservatezza, lo spirito di conservazione, la pacatezza di Gene Takovic faranno spazio alla spregiudicatezza, alla spericolatezza, all'istinto di Viktor, pronto a tuffarsi in una versione scialba, spenta e scolorita di Saul Goodman.
Non a caso, da quella telefonata in poi Gene si tufferà in una nuova avventura truffaldina e lo farà con i 2 complici che avevamo ammirato nel corso della puntata precedente (qui la recensione completa). Questa volta non sarà un episodio isolato, non sarà "un colpo e via" ma sarà un totale rituffarsi nelle vecchie abitudini con Jimmy/Saul/Gene collassati nell'ennesimo (e definitivo) personaggio della sua teatrale vita.
Ma chi è Viktor? Perchè questo alias? Non ci ricorda qualcosa?
Viktor è lo pseudonimo con il quale, dalla seconda alla quarta stagione, Jimmy soleva farsi chiamare nel corso delle truffettine avviate con la sua Giselle (Kim). Ritornare a Viktor è per lui un modo per ritornare a Kim, per ricordarla, per tenerla accanto, per sfidare la sorte in nome del periodo migliore della sua vita. Tale scelta, però, è anche una sorta di vendetta verso chi l'ha abbandonato per ben 2 volte. E' un modo beffardo di ricordare a Kim (senza che lei possa mai venirne a conoscenza) di quanto quello spirito spericolato annidasse in Jimmy tanto quanto in lei e di quanto quello spirito avesse regalato ad entrambi anni di vita straordinariamente vivi.
La nuova trasformazione del personaggio è forse quella più drammatica, che più ci strazia il cuore poichè assistiamo ad un personaggio oramai fuori controllo che si fa trascinare totalmente dalle sue pulsioni perdendo completamente l'umanità che era insita in Jimmy, la furbizia che contraddistingueva Saul e l'istinto di sopravvivenza che albergava in Gene.
Viktor è il personaggio più pericoloso per chiunque si celi dietro quella maschera che fu di Jimmy prima, di Saul poi e di Gene infine.
E qui ritorna il collegamento abile e profondo con Breaking Bad, con Walt, con Mike, con Jesse, con Kim, con Francesca.
Oggi come allora assistiamo alla deriva di un uomo che non si era fermato di fronte agli avvertimenti di Mike cosi come oggi non si ferma di fronte agli avvertimenti dei suoi complici.
Oggi come allora un uomo malato di cancro non rappresenta un ostacolo ma un'opportunità per l'avido Saul/Viktor.
Oggi come allora ritornano gli accessori che hanno reso Saul il Saul Goodman di Breaking Bad e che oggi rendono Gene il Viktor di Better Call Saul. L'auricolare, i telefoni usa e getta ed il massaggiatore ritornano nei flashback cosi come nel flash forward.
Oggi come allora una fossa delle dimensioni del suo corpo attende che qualcuno la riempia.
Una fossa nel deserto lo attendeva anni prima, una fossa scavata da Walt e Jesse per intimidirlo. Quella fossa, che vediamo a colori, sfuma in dissolvenza mentre ci adagiamo sul bianco e nero della vita di Gene intento a meditare, riposato sul suo letto, alla sua ennesima trasformazione, quella che, probabilmente, lo vedrà scivolare nel baratro, fino a collassare all'interno di una fossa metaforica scavata da lui stesso.
Lontano da Kim.
Lontano da Albuquerque.
Lontano da Breaking Bad.
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