Netflix è sbarcata in Italia solo nel 2016. Un tempo brevissimo ma che ha cambiato le nostre abitudini.
L'approdo di Netflix in Italia si presentava in una cornice molto più ampia. La piattaforma di Hastings, all'epoca, aveva messo in cantiere una forte espansione nel mercato europeo e mondiale. Non sarebbe stata solo un'operazione commerciale e di apertura della piattaforma ad altri mercati, aumentando il bacino di utenti, ma sarebbe divenuta ben presto un'operazione di conquista su larga scala del mercato televisivo stesso nei paesi in cui Netflix sarebbe approdata.
Per dirla in termini più semplici, Netflix non solo stava consentendo ad italiani, tedeschi, spagnoli di sottoscrivere un abbonamento, ma stava offrendo ad autori, registi, industria televisiva locale una grande opportunità: diventare un prodotto Netflix.
Hastings e soci avevano capito che non sarebbe bastato esportare il catalogo Netflix per avere successo e controllo, ma sarebbe stato necessario "contaminarsi" con la tradizione televisiva e cinematografica di quella specifica area geografica.
Nacquero così decine di produzioni europee e non solo. La Casa di Carta, The Rain, Suburra, Marseille sono solo alcuni degli esempi di maggior successo. Non sempre esaltanti, queste contaminazioni hanno avuto il pregio di rendere Netflix una piattaforma "amica".
Poche settimane fa è andata in onda forse la migliore serie non in lingua inglese che Netflix abbia mai prodotto:
Dark
Una serie tedesca, ambientata in Germania, a Winden, ma che risulta essere la più universale serie sul mercato, universale come i temi che propone, dai viaggi nel tempo al libero arbitrio, dal destino alla predeterminazione, dalla forza dell'amore alla debolezza della nostra carne.
Dark è un esperimento inatteso, complesso, cupo e soprattutto molto ambizioso.
Riassumerne la trama in poche righe richiederebbe l'utilizzo di oppiacei ed una capacità di sintesi degna di Ungaretti.
La serie tedesca è un'esperienza da binge watching immersiva più di ogni altra, modalità di fruizione che proprio Netflix ha portato alla ribalta e che con Dark diviene necessaria oltre che consigliata.
Winden, Germania.
Una centrale nucleare sullo sfondo.
Nebbia sottile e permanente che si confonde con le nubi nucleari creando un filtro costante sulla cittadina.
Una serie di strani eventi, sparizioni, ritorni, coincidenze inizieranno ad accadere ad alcune famiglie, ad alcuni specifici abitanti.
Sarà solo l'inizio di una lunga, infinita serie di viaggi nel tempo, doppelganger, paradossi temporali, scelte impossibili.
La vita non è altro che un insieme di opportunità mancate
Di certo Dark non si è fatto sfuggire la sua di opportunità. Nel corso di 3 stagioni ha costruito un impianto stratificato e ramificato in molteplici piani temporali e spaziali. Ha saputo gestire decine di personaggi, a loro volta ramificati in tante versioni di loro stessi. Gli autori hanno creato una struttura dalla complessità cervellotica ma non hanno mai perso la bussola.
A questo rigore narrativo sono riusciti ad affiancare una varietà di tematiche che singolarmente sarebbero di difficile approccio e che messe insieme avrebbero rappresentato una bomba ad orologeria anche per lo sceneggiatore più navigato. Pensate a tutto l'intricato puzzle di scelte decisive che ogni personaggio compie consapevolmente o inconsapevolmente, seguendo istinto di sopravvivenza o un cammino predeterminato, sacrificandosi o preservando egoisticamente la propria incolumità.
Ogni personaggio cosi come ogni uomo, è guidato da un proprio codice morale. Dark è riuscita a creare diverse versioni di ogni personaggio, ognuno uguale a se stesso, ognuno meravigliosamente diverso, perchè guidato da un codice morale differente a seconda dell'età o dell'epoca in cui si muovesse e del motivo che lo spingesse ad andare oltre la linearità dell'esistenza per come la concepiamo.
Ne è ritratta un'esistenza ciclica, che come un cerchio si ripete riconducendoci sempre allo stesso punto: noi stessi.
Che importanza ha che strada scegliamo, se alla fine del viaggio finiamo per incontrare sempre noi stessi?
Ed è un concetto chiave questo, espresso più volte nella serie.
Siamo le scelte che compiamo, ma siamo soprattutto quel che siamo e dunque anche le scelte che non compiamo, le strade che non percorriamo. In certi aspetti, Dark sembra essere un cugino più cupo e inflessibile di quel gioiello della cinematografia belga che è stato Mr Nobody.
In Dark tutto ritorna, sempre uguale, tutto accade come è sempre accaduto.
Il paradosso di Bootstrap è uno strumento nelle mani degli autori che viene usato abbondantemente ma mai a sproposito.
Ogni personaggio è connesso. Ogni epoca, o meglio ogni ciclo, è connesso. 33 anni, primo dei tanti riferimenti biblici, sono la costante temporale che collega ogni cosa, le epoche, i personaggi. Jonas, Martha, Ulrich, Elisabeth, Noah, Charlotte, Catarina, Claudia e gli altri sono protagonisti di un destino già scritto, che si ripete continuamente ma che nessuno ha scritto per loro, se non loro stessi, over and over again.
Deve accadere, cosi che io possa impegnarmi fino in fondo per impedire che accada.
Esattamente 10 anni fa si concludeva Lost. Per 10 anni abbiamo cercato la sua erede. L'abbiamo intravista in decine di serie senza mai trovarla davvero. E' capitato, poi, che quando abbiamo smesso di cercare, la degna erede di Lost si è presentata alla nostra porta. Attraverso un buco nero, da una foresta tedesca, ci ha riportato a quelle atmosfere misteriose, snervanti a cui Lindelof e JJ Abrams ci avevano abituati.
Dark, corrode la mente dello spettatore con misteri apparentemente irrisolvibili ma riesce sempre a mantenere una coerenza di fondo solida e incrollabile. Riesce laddove Lost non era riuscito, ad equilibrare la componente mistery con quella narrativa.
Ciò che sappiamo è una goccia.
Ciò che non sappiamo, un oceano.
La nostra goccia è che Dark è la serie più complessa del decennio ma è anche una delle più riuscite.
Assomiglia ad un tuffatore che sceglie di eseguire un tuffo con un coefficienti di difficoltà elevatissimo, mai sperimentato prima in quella gara e riuscisse a completarlo con quasi tutti 10.
A sorprendere è stata l'esecuzione ma anche l'ambizione nell'immaginare un simile progetto.
I simbolismi biblici sono stati utilizzati con assoluto rigore e pertinenza, pensate alle figure di Adam ed Eve, al ciclo di 33 anni, all'immagine di San Cristoforo (protettore dei viaggiatori). Il casting è stato, immaginiamo, difficile ma riuscitissimo. I salti temporali sono stati gestiti benissimo anche grazie ad un montaggio sonoro perfetto.
Dall'isola di Lost alla cittadina di Winden il viaggio è stato brevissimo, passando per Mr. Nobody ed Infinity War, fino ad arrivare ad una conclusione speciale, inaspettata, coraggiosa e molto emozionante.
Se 3 anni fa ci avessero detto che una delle serie migliori del decennio, forse una top 5 assoluta all time nel genere sci-fi, sarebbe stata tedesca, avremmo creduto di essere piombati in un sogno buffo e divertente.
Oggi sarebbe solo un vivido dejavù, targato Dark.
Comments