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Euphoria è divenuto un caposaldo della serialità contemporanea?

Quanto tempo ci vuole a diventare un cult?


Quanto può essere rischioso mixare i generi?


Quanto può essere folle essere esagerati?


Il 16 giugno 2019, quando andò in onda il pilot di Euphoria non avrei mai immaginato che di lì a 3 anni Euphoria sarebbe entrata nella ristrettissima lista delle serie tv che avrei considerato dei cult, dei must to watch, dei capolavori.

Oggi, a quasi 3 anni di distanza, 2 stagioni dopo, a 18 episodi di distanza (di cui 2 episodi speciali clamorosi) ed a pochi giorni dal finale della seconda stagione, sono qui a dirvi che non solo Euphoria è diventato un caposaldo della serialità contemporanea ma che è uno show che andrebbe visto, rivisto, studiato e sviscerato in ogni suo frammento.

Oggi voglio trasmettervi quello che la seconda stagione ha per me rappresentato ma prima, per darvi una maggiore completezza dell'evoluzione della serie HBO vi rimando ai 3 post precedenti in cui vi ho parlato dello show di Sam Levinson.





La seconda stagione di Euphoria ha sublimato quello che la prima aveva evidenziato, aggiungendo elementi stilistici e narrativi che hanno arricchito ulteriormente lo show.

A queste aggiunte sono seguitate numerose sperimentazioni visive e narrative che hanno fatto di Euphoria un prodotto ancora più unico ed ancora più imprescindibile.

L'aspetto rischioso delle sperimentazioni è duplice. Da un lato c'è lo spauracchio della mancata comprensione da parte del pubblico rispetto a quanto mostrato. Dall'altro vi è il rischio di fallire miseramente nella messa a terra di un'idea magari brillante.

Come dirà uno dei personaggi nell'episodio finale: "l'arte deve essere pericolosa".

Quanto è vero! E quanto è stata pericolosa l'arte di Sam Levinson?

Molto, se è vero che l'autore ha toccato corde che non è sempre facile toccare.

Il lutto, l'amore, il tradimento, la passione, il destino, la vita in tutte le sue forme, fluendo aldilà dei generi e delle convenzioni come se nulla a questo mondo non avesse avuto una storia millenaria alle spalle.

Levinson ha saputo reinventare il mondo partendo dall'oggi e valorizzando il domani, mettendo sempre al centro l'essere umano e le sue turbolenze, sempre uguali a se stesse da migliaia di anni ma sempre nuove per ognuno di noi.

Rue è una bambina senza padre, una bambina priva di punti di riferimento, una bambina che nel diventare donna si è inceppata come si incepperebbe una zip che incrocia un filo di lano mentre tenta di chiudersi. Rue è una tossica che tossica è soprattutto per la sua famiglia. Rue è il male assoluto per chi le sta intorno. Rue è il male assoluto per se stessa. Ma Rue è anche, e soprattutto, una ragazza in cerca di una ragione per vivere, lottare, sognare, sperare, costruire. Chi sarà in grado di accompagnarla in questa affannosa ricerca? Ali? La mamma? La sorella? Lexi? Jules? La risposta è forse banale e ci riporta alle responsabilità dell'IO. Rue è l'unica a potere aiutare Rue. Qualcuno potrà agevolarla lungo il percorso, facendola sentire meno sola, condividendo con lei gioie e paure ma solo Rue potrà salvare Rue.

O forse no?

E qui scivoliamo nella scala di grigi che Rue è destinata a salire e scendere mentre scivola verso un inferno fatto di bugie, attentati alla sua stessa vita, cedimenti, crolli, fughe, isterie.

In uno degli episodi la vediamo crollare e vediamo quanto possa essere violenta la vita di chi, come la madre e la sorella, devono fare i conti con una ragazza fuori controllo e totalmente risucchiata nel tunnel della droga come Rue. Oggetti distrutti, casa devastata, urla, minacce, tentativi di suicidio, fughe, furti ed una lunga sequela di situazioni spiacevoli ed ineluttabili che la porteranno a compiere atti che la vera Rue non avrebbe mai compiuto.

Eh si, la vera Rue. Ma chi è Rue? Chi è la vera Rue?

La ragazza che leggeva un dolce commiato al defunto padre, quella con le treccine lunghe e la voce rotta ed un fulgido futuro davanti a se oppure la ragazza dallo sguardo assento, la direzione incerta ed il passo cadente sotto l'effetto di ogni droga possibile?

Forse la vera Rue è quella che vediamo nel finale, quella sfaccettata, quella ricordata da Lexi ma anche quella sperata da Lexi. Una ragazza che deve prendere atto degli orrori della sua vita, di quelli da lei perpretrati e di quelli su di lei caduti senza alcuna colpa, e che, preso atto di quanto avvenuto possa fare quello step successivo, quello step successivo che possa condurla laddove la sua amica Lexi è riuscita ad arrivare attraverso un show strepitoso che per tanti versi mi ha ricordato quel capolavoro poco conosciuto della cinematografia chiamato Synecdoche con uno strepitoso Philipp Seymour Hoffman.

Rue dovrà perdonarsi e perdonare, chiedere scusa ed un giorno offrire l'altra guancia, nel tentativo e nella speranza di essere quella brava persona che mai è riuscita ad essere dopo la morte del padre. Alì potrà guidarla, perdonarla, correggerla, fungere da esempio ma sarà Rue a doversi fare strada nel deserto di una vita senza padre e senza più la fame di vivere.

Quella stessa fame di vivere che ha fregato Cassie e Cal. La prima ha scommesso tutto sull'amore, sulla passione travolgente con l'unico ragazzo con cui non avrebbe mai dovuto intrattenersi, quel Nate che rappresentava il frutto proibito e l'unico ostacolo fra Cassie e la sua amica del cuore Maddie. Cassie ha rischiato e ha perso. Tutto. Cal ha vuotato il sacco. E' scappato ma si è liberato. O almeno cosi credeva.

Vivere di cuore e per il cuore è importante ma non si può pensare di farlo senza pagare prima un prezzo, prima le conseguenze degli errori precedenti.

Euphoria è straordinaria nel comporre un mosaico mai banale e nello scoprire ogni volta carte diverse, esaltando personaggi diversi ed improbabili, basta pensare a quanto spazio e quanto ben dedicato sia stato riservato a Lexi e Fezco quest'anno. Entrambi hanno rubato minuti a personaggi ben più importanti nella prima stagione (pensiamo a Jules) ma senza far minimamente rimpiangere questa scelta. Entrambi, poi, sono stato il veicolo per aggiungere ulteriori generi a quel meltin pot incredibile firmato Levinson. Dalla piece teatrale, al thriller, creando momenti di tensione alternata a momenti molto più introspettivi.

Potrei continuare ancora molto a lungo, di getto e con grande ardore ma permettetemi di fermarmi poichè se è vero che parlare di Euphoria non è mai ridondante è altrettanto vero che il miglior modo per apprezzarla è immergersi in lei ed amarla. Fino alla fine.

Non avrete scampo.


Sviluppo Personaggi: 9,5 Complessità: 10 Originalità: 10 Autorialità: 10 Cast: 7,5 Intensità: 10 Trama: 6,5 Coerenza: 7 Profondità: 10 Impatto sulla serialità contemporanea: 9 Componente Drama: 10 Componente Comedy: 2 Contenuti Violenti: 6 Contenuti Sessuali: 8 Comparto tecnico: 7,5 Regia: 9,5 Intrattenimento: 6,5 Coinvolgimento emotivo: 10 Opening: 2 Soundtrack: 6,5 Produzione: HBO Anno di uscita: 2022 Stagione di riferimento: 2


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