La mente di un serialfiller si nutre di piccole soddisfazioni. La più comune è quella di trovare una serie sconosciuta, inattesa, minuscola e impazzire per essa.
Se poi quella serie dovesse risultare vittima della più grande ingiustizia che una serie tv possa subire, ovvero una cancellazione immeritata, allora il serialfiller di razza ci sta male, la vive male e per ovviare a tutto ciò sente il bisogno di consigliarla ancora di più, ravvivarla di fronte a tanti che celebrano il funerale della serie stessa.
La pulsione immediata è quella di condividere con chiunque quella scoperta.
Alla macchina del caffè con un collega che magari ha visto la sua ultima serie tv nel 2008, al telefono con un malcapitato amico o parente che aveva chiamato per sapere come stavi, ovunque ci sia un essere umano udente e con abbastanza pazienza da sopportare 5 minuti di chiacchiere incontrollate su una non precisata serie tv mai sentita nominare prima d'ora.
Anche il 2020 ha regalato la sua "chicca". Ancora una volta Hulu, oramai una grande realtà in fatto di produzioni televisive di qualità, è l'artefice di questa piccola gioia.
High Fidelity è tratta dall'omonimo romanzo di Nick Hornby ed è andata in onda, con la sua prima stagione nella prima metà del 2020.
Protagonista assoluta e totalizzante è Zoe Kravitz, figlia del rocker Lenny e qui alla sua probabile definitiva consacrazione dopo il ruolo marginale, ma comunque importante, in Big Little Lies.
Zoe è Robin "Rob" Brooks, ragazza newyorkese, nata, cresciuta nella grande Mela, con la quale vive un rapporto simbiotico.
Rob è proprietaria di un vecchio negozio di vinili e la musica è la sua grande passione, è la sua vita per dirla in maniera più sempliciotta.
E a proposito di simbiosi, quella tra Rob e la musica e di conseguenza tra la musica e la serie stessa è un rapporto intimo, indissolubile.
Se siete amanti della musica, quella vera, quella che va da David Bowie a Frank Zappa, da Prince agli Outkast, passando per McCartney e Sinead O'Connor, con un pizzico di Notorius B.I.G. e Blondie, Marvin Gaye e Talking Heads, allora High Fidelity sarà il vostro piccolo angolo di paradiso ed il soundtrack completo della serie la vostra nuova playlist.
Il trailer che vi propongo di seguito ne è un esempio. Modern Love di David Bowie in sottofondo, Zoe Kravitz che parla a noi abbattendo la quarta parete immaginaria che ci separa da lei.
E' un rapporto viscerale quello di Rob con la musica. Si nutre di essa, completa le sue gioie in qualche disco e affoga i dispiaceri in una playlist, conquista con una top 10 e balla sulle note di una nuova canzone.
Ed è la musica a definire Rob ed ogni suo rapporto, unica costante di una vita amorosa disastrosa che ripercorriamo insieme a lei continuamente nel corso dei 10 episodi.
Accanto a lei 2 compagni di viaggio, non a caso suoi dipendenti e altrettanto ossessionati dalla musica. Cherise e Simon condividono con lei una disfunzionalità di base, sempre alleviata dall'amore per la scoperta di nuovi ritmi, nuove note, nuove discussioni da fare insieme su questo o quell'altro genere, su questa o quell'altra top 5.
Cherise funge anche da perfetto comic relief per una serie che è leggerissima e divertente ma che si incasella perfettamente nel genere dramedy, riuscendo ad intrattenere perfettamente ma anche ad approfondire i tormenti amorosi ed esistenziali di una giovane trentenne.
In quest'ottica, High Fidelity, si inserisce nel solco delle tante produzioni che negli ultimi 5 anni ci stanno raccontando l'universo di questa generazione di mezzo. Nata analogica e cresciuta digitale. Una generazione spaesata, sempre in cerca di un significato più grande da dare ad un'esistenza spesso ridimensionata rispetto a sogni ed aspettative adolescenziali.
Pensiamo a Master of None di Aziz Ansari, dove il protagonista, pur con apparente serenità, si trovava a raccontare dei propri dilemmi legati all'amore, alla vita, al futuro.
Pensiamo al recente vincitore del golden globe Ramy, che ha ben raccontato le difficoltà di un giovane musulmano nell'America di oggi. Un'America che diffida di quelli come lui ma che lo spinge a consumare, ad "essere" americano senza, apparentemente, negargli la libertà di culto e senza mai, apparentemente, violare le proprie tradizioni.
E come non citare Fleabag, una delle serie tv migliori dell'ultimo decennio, che in soli 12 episodi ci ha mostrato quanto sottile sia l'equilibrio che un giovane "vecchio" possa trovare nella società d'oggi. Una società per cui, superati i 30 anni, sei già abbastanza "passato" e non abbastanza "futuro".
Un dramma esistenziale senza pari, che nessun'altra generazione ha vissuto, per di più nell'indifferenza generale di un mondo che continua a correre, a pretendere, a sorpassarti.
Queste serie hanno in comune il riuscire ad essere leggere, sopra le righe, spassose, irriverenti ma altrettanto profonde e pungenti rispetto alla realtà che si prefiggono di raccontare. Una realtà che a differenza di altri grandi temi, cambiamento climatico, discriminazione razziale, corruzione, criminalità, è presente ovunque nel mondo occidentale ma è poco discussa, poco sviscerata. Ma il malessere, il male di vivere è palpabile e oramai sempre più assorbito nelle vite di ciascuno.
Il rischio è lasciarlo diventare un male accettato, un male "normale".
Queste serie tv hanno avuto il merito di parlarne, di far notare al grande pubblico quanta sofferenza ci sia nelle mancate scelte, nella mancata realizzazione di uomini e donne che vivono sempre più inermemente la propria esistenza, fatta per di più di abitudini spesso manchevoli di entusiasmo e vera partecipazione.
Forse High Fidelity non avrà l'irriverenza di Fleabag, non avrà la comicità di Ramy, non offrirà la profondità di vedute di Master of None, ma ben si cala in questo genere di nicchia riuscendo a raccontarci bene i complessi turbinii interiori di una giovane donna a cui manca l'amore, manca una prospettiva economica, una reale stabilità e che si aggrappa alla musica, unico baluardo di una vita altrimenti costantemente in cerca d'autore.
Questa prima stagione, purtroppo unica e ultima della serie, ci consegna una protagonista eccezionale, un mood frizzante, emozioni costanti e personaggi bellissimi e molto ben sviluppati. personaggi che sono diventati quasi dei nostri amici.
Zoe Kravitz è furiosa per il mancato rinnovo e non le ha mandate a dire.
L'arrabbiatura è però dolce poichè con questo ruolo è riuscita ad entrare, definitivamente, nel cuore degli appassionati.
Chi non la conosceva ha potuto apprezzarla per la prima volta, chi l'aveva intravista in The Big Little Lies ne ha potuto scoprire le immense doti, chi ne aveva già intuito il talento ha potuto dogerne ancora.
High Fidelity è uno di quei prodotti per cui vale la pena attendere il prossimo episodio, uno di quelli a cui vuoi bene, uno di quelli a cui donare la propria alta Fedeltà.
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