Quando c'è di mezzo la HBO bisogna sempre andare a guardare le carte. Si perdoni la metafora pokeristica me è raro che la Home Box Office sbagli qualche scommessa (a parte forse l'esordio sottotono di HBOMax e Love Life).
I Know this much is true (in Italia riproposta con l'orrendo titolo "Un volto, due destini") è una miniserie tv recentissima (tarda primavera 2020), tratta dal libro di Wally Lamb intitolato La notte e il giorno.
Protagonista, anzi doppio protagonista della serie è Mark Ruffalo (Si, proprio l'Hulk Marvel che abbiamo amato nell'ultima decade) che qui interpreta il ruolo di 2 gemelli, Dominik e Thomas Birdsey. Un ruolo che gli è valso una meritatissima vittoria ai recenti Emmy Awards, battendo la concorrenza di Jeremy Irons e del suo Ozymandias nell'acclamatissimo Watchmen.
Una vittoria importante ed imponente perchè meritata oltre ogni modo.
La "moda" dei gemelli è curiosamente esplosa negli ultimi anni, grazie alle nuove tecnologie che permettono ad un singolo attore di sdoppiarsi senza che ci sia la minima sbavatura visiva.
I 2 esempi più recenti sono stati Ewan McGregor nella terza stagione di Fargo e James Franco nello stupendo The Deuce.
2 performance eccezionali quelle di McGregor e Franco, 2 attori con premi, nominations e una carriera da Oscar sotto tutti i punti di vista. Nella prova dei gemelli, però, Mark Ruffalo è riuscito a dare qualcosa di più.
Il mutare sembiante a seconda di se interpretasse Thomas o Dominik non è stato solo il frutto di un cambio di look e di atteggiamento ma di un preciso e dettagliato lavoro su tono della voce, microespressioni facciali, silenzi, pose e movimenti capaci di portarci sempre e immediatamente nell'aura di uno dei 2 gemelli senza alcuna fatica.
Un uomo recita un salmo ad alta voce in una biblioteca affollata.
Poggia la mano sul tavolo e con un coltello la recide, consapevolmente in nome di un sacrificio verso Dio.
E' questo l'incipit del pilot di I Know This Much Is True. Un inizio che ci proietta istantaneamente nella tragedia della famiglia Birdsey, una tragedia senza fine che scopriremo venire da lontano.
Thomas è schizofrenico. Da anni non fa che balzare da un ospedale psichiatrico all'altro. E' ferventemente credente ed è convinto di essere oggetto di minacce e spionaggio da parte di nemici più o meno immaginari.
Suo fratello Dominik si è sempre fatto carico di lui, soprattutto da quando la madre dei 2 si ammalò e morì quando i 2 erano ancora abbastanza giovani.
A Dominik sarebbe toccato il fardello della schizofrenia di Thomas, un drammatico incantesimo nel quale Thomas finirà per essere sempre più risucchiato. La vita di Dom è una serie di disgrazie dietro l'altra, raccontate nel corso delle 6 puntate e che ci permettono di empatizzare profondamente con il suo personaggio.
Un tono solenne è quello che accompagna la serie, una solennità necessaria per permetterci di partecipare al dolore incessante che rincorre i gemelli senza sentirci di troppo.
Si è soliti dire che quella scena, quella serie, quel film hanno avuto la capacità di prendere lo spettatore a pugni nello stomaco.
In I Know This Much Is True questo concetto viene standardizzato come non mai, diventando una cifra identitaria della serie stessa.
Per darvi una traccia del condensato di dramma che questa serie rappresenta bastano le brevi "minute" sulla vita di Thomas e Dominik.
Il primo, come detto, è schizofrenico, paranoico fino alla nausea, non ha mai vissuto una relazione sentimentale, è stato vittima di abusi quantomeno mentali da parte di un patrigno molto duro con lui e di una madre che, al contrario, era troppo tenera con lui.
Per Dominik la quota parte di tragedia è forse anche più grande. Divorziato, perennemente fedele al fratello, partner inconsapevole della durezza del patrigno nei confronti di Thomas e ancora altre enormi beffe del destino che evito di raccontarvi per non rovinarvi la visione.
A legare questo presente funesto ci pensa un passato ancora più torbido.
Il cognome dei gemelli è "Tempesta", cognome di origine italiana difficilmente scelto a caso vista l'etimologia del termine tempesta.
In uno degli episodi ci vengono mostrati abbondanti flashback del nonno dei 2 interpretato niente meno che dal nostro Marcello Fonte (Dogman). Le scene ritraggono dell'avventura di Domenico Tempesta e suo fratello in terra americana, ad inizio secolo.
Un libro, scritto proprio dal nonno di Dominick e Thomas, rivela le tante nefandezze compiute dallo sconosciuto nonno, capostipite della famiglia.
E' una maledizione quella della famiglia Tempesta?
Anche Dominick e Thomas, come loro madre e loro nonno prima di loro, non hanno alcuna possibilità di uscire fuori da questo vortice di dolore e sventure?
O forse il passato e i geni non contano, o almeno non ci definiscono al 100%, e dunque siamo noi ad avere l'ultima parola sul nostro destino, sul nostro futuro?
A completare il cast un buon John Procaccino e soprattutto un terzetto femminile che ben ricopre i ruoli a loro designati, seppur con un minutaggio abbastanza ridotto.
Rosie O'Donnel è molto brava nel ruolo dell'assistente sociale che aiuta Dom nel percorso verso la riabilitazione di Thomas. Melissa Leo trasmette molto bene il distacco emotivo forzato dall'ex marito, malcelato e di fatto poco convinto da parte di una donna allontanata dagli eventi più che da un amore naufragato.
Ed infine una vecchia conoscenza seriale, Archie Punjabi (The Good Wife), nel ruolo di una psicologa che con pacatezza e misura sarà artefice di momenti molto carichi emotivamente con Ruffalo.
La grandezza della serie sta nell'aver volutamente calcato la mano sull'aspetto drammatico e di averlo fatto senza esclusioni di colpi, emozionandoci, tragicamente in molte occasioni. E' riuscita ad evadere dal rischio di essere un mattone indigeribile ed un racconto senza via d'uscita e dunque privo di mordente.
La brevità della stagione, che dovrebbe essere l'unica, ha certamente aiutato.
Un Mark Ruffalo sontuoso ha fatto il resto.
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