A brevissimo la fine avrà inizio.
Il 16 Novembre prossimo la sesta stagione di The Crown farà la sua comparsa sul catalogo Netflix con una prima parte che farà da prologo all'ultimo capitolo di una delle serie più famose, discusse e qualitativamente ineccepibili degli ultimi anni.
Sin da quando ho aperto questo blog The Crown è stata una serie centrale, a cui ho dedicato svariati post. In occasione della quinta stagione, e a causa di tanti, troppi malumori del pubblico su una stagione che a molti era sembrata sottotono, ho deciso di dedicare degli articoli "speciali" con un focus sui vari personaggi.
Il primo è stato Carlo, di cui ho tessuto le lodi in questo post.
Qualche settimana fa è stato il momento di Filippo.
Oggi tocca a Diana, personaggio fondamentale della quinta stagione e, a giudicare dal trailer, il principale protagonista della stagione che verrà.
Parlando di principi, principesse, re e regine, che ne direste di fare un salto nella Hall of Fame per votare tutti i sondaggi, categoria per categoria?
Non c'è dubbio che Diana Spencer sia il personaggio più mediatico di tutta la famiglia reale. Solo suo figlio Harry, non a caso protagonista di una docuserie proprio su Netflix (qui la mia recensione), sembra poter reggere il confronto in termini di gossip e chiacchiericcio.
Quella di Diana, però, è una storia molto più tragica e solitaria di quella che si possa immaginare, una storia cosi poco a lieto fine da valerle il titolo di Principessa Triste.
Non è un mistero che Lady D. sia la donna del popolo, la persona più amata dai sudditi britannici e dagli uomini e le donne che nel Mondo seguono, da sempre, le vicende reali. Questo suo saper essere vicina ai più deboli, prossima alle persone ordinarie le ha dato tanta fama fuori dai palazzi quanto tanto è stato l'astio ricevuto all'interno.
Peter Morgan, nella quinta stagione, si è soffermato su questo plateale e noto aspetto provando, però, a scavare a fondo per scovarne le ragioni più profonde e le conseguenze più atroci. Ne è emerso un ritratto pessimo della Corona ma anche una presa di coscienza di come Lady D. non abbia fatto molto per evitare lo scontro totale lasciandosi andare ad una sorta di ingenuità rispetto al ruolo che ella stava ricoprendo. Nulla in confronto a quanto il cerchio magico intorno al principe Carlo è stato capace di fare nei confronti della principessa, escludendola, emarginandola e disprezzandola intimamente e spesso pubblicamente.
Se ci siamo tutti riconosciuti in Lady D. è proprio perchè, ad un certo punto, ha saputo vuotare il sacco, allontanarsi da un ambiente tossico, scegliere la propria vita, felicità e serenità in luogo degli obblighi reali. Lo ha fatto silenziosamente all'inizio salvo poi rilasciare una fiammante intervista alla BBC (che l'aveva tratta con l'inganno nella ragnatela televisiva) dove, appunto, raccontava gli anni infelici accanto all'oggi divenuto Re, Carlo.
Se c'è un errore che potremmo imputare a Diana è proprio questo, ovvero il non aver capito in che posizione si trovasse e quanto il silenzio valesse d'oro. Avrebbe dovuto arrendersi ad una vita miserevole? Avrebbe dovuto accettare un destino emotivamente e romanticamente infame? Avrebbe dovuto chiudere un occhio di fronte alla relazione fra suo marito e Camilla? Avrebbe dovuto far un passo indietro di fronte ai riflettori?
Nulla di tutto questo.
Diana, pur essendo una privilegiata e plurititolata, era una persona come tutte noi e come tutti noi merita almeno l'illusione di una vita felice, serena e stabile.
Peter Morgan ci ha svelato, con la solita classe, il dietro le quinte degli anni precedenti allo schianto parigino. Lo ha fatto con dovizia di dettagli e romanzando il minimo indispensabile.
La sesta stagione andrà oltre.
Non sappiamo quanto ma sappiamo che Lady Diana, interpretata da una straordinaria Elizabeth Debicki, ruberà, ancora una volta, ed anche in una serie tv, la scena a tutti gli altri.
Con buona pace del suo ex marito e della defunta regina che, come lei, verrà ricordata a lungo, nei secoli e nei secoli, mentre tutti gli altri moriranno fisicamente e, soprattutto, nella memoria di tutti noi.
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