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La Scelta di Kim

Che Better Call Saul sia un capolavoro, un'opera d'arte, un miracolo partorito da Vince Gilligan e Peter Gould, ad oggi mi sembra anche superfluo ricordarlo.

Che questa magnificente opera sia tale grazie anche, se non soprattutto, ad un personaggio mai apparso in Breaking Bad (serie madre da cui Better Call Saul si dirama divenendo uno spinoff prequel) rende tutto ancora più mistico, divino, sublime.

Better Call Saul senza Saul Goodman e l'evoluzione a ritroso dell'avvocatucolo apparso in Breaking Bad, non esisterebbe, non potrebbe esistere, in alcun universo, ne nel fondamento, ne nella premessa.

Oggi mentre il mese di Luglio ci saluta e quello di Agosto si affaccia portandoci via la migliore serie tv di tutti i tempi, qualcuno si sentirebbe di dire che Better Call Saul potrebbe esistere senza Kim Wexler?

Alzi la mano chiunque sia cosi coraggioso da affermare ciò, dopo di che si alzi e lasci la stanza in preda alla vergogna ed al rimorso.

Mentre scrivo questo post il calendario in basso a destra sullo schermo del mio PC recita "25/07/2022".

Sono trascorsi 6 giorni dall'episodio più bello dell'anno e di tutta Better Call Saul.

Fun And Games, oltre a regalarci una impeccabile ora di televisione, ci ha restituito il commiato definitivo del personaggio interpretato da Rhea Seehorn.

Dell'episodio ho abbondantemente parlato in quello che reputo uno dei post a cui sono e sarò sempre più affezionato. Lo trovate qui.

Preludio a questo post ed a Fun And Games, trovate l'articolo legato alla mid season premierè, quel Point and Shoot altrettanto indimenticabile.

Per chi, invece, volesse fare un passo indietro ulteriore, qui c'è il recap di tutti gli episodi della stagione 6, o almeno della prima parte.

Appena terminata la visione del nono deflagrante episodio, sono corso al PC per scrivere la recensione di cui sopra. Mentre scrivevo, però, ho sentito il bisogno di salvare in bozza qualche riga per un post che avrei voluto dedicare a Kim, ed in particolare a quella che definirei "La Scelta di Kim", quella con cui il suo personaggio ci saluta ed un universo nuovo si apre, grazie o a causa di quella scelta.

Il come, il quando ed il perchè Kim abbia preso quella decisione è stato costruito nel tempo dagli autori ed ha visto l'epilogo perfetto nei minuti finali di Fun And Games.

La morte di Howard Hamlin è stata la miccia che, per i 2 episodi successivi, ha continuato a bruciarsi per poi generare un'esplosione deflagrante proprio quando qualcuno di noi stava scorgendo un barlume di speranza, immaginando che un secchio d'acqua fosse stato lanciato lungo la miccia, proprio in corrispondenza della scintilla.

La scintilla ha illuminato gli autori e la coscienza di Kim, chiudendo un cerchio perfetto che partiva da una Albuquerque lontana e che atterrerà in una Albuquerque a noi vicina ed ineluttabilmente ancora più tragica.

La morte di Howard, dicevamo, ha innescato un processo drammatico per Kim e Jimmy.

I 2 hanno dovuto fare i conti con una morte generata dal loro impetuoso modo di rapportarsi al mondo, al tempo stesso spensierato e cinico, alla ricerca di una giustizia vera ma spesso simile alla vendetta. 2 avvocati diametralmente opposti fra loro, uno ligio alle regole ed alla buona condotta, l'altro votato alla truffa e l'escamotage. Insieme i 2 poli si sono attratti inesorabilmente, migliorandosi e peggiorandosi l'un l'altro, creando quella combo che ha portato alla vendetta goliardica (ed in un certo senso poetica) su Howard ma anche alla di lui morte.

Se è vero che, a causa del rapporto con Jimmy, Kim ha sfoderato un lato pericoloso, buio, macchiavellico che dentro di lei covava sin da piccola (come ci mostrano i pochi ma efficaci flashback), è altrettanto vero che più volte Jimmy ha accantonato il suo lato fuorilegge per mettere al primo posto Kim, la coppia e la solidità dei loro intenti. Insieme, però, hanno finito per nuocere, divertendosi e amandosi, a chi stava loro accanto.

E' una presa di coscienza fortissima quella di cui Kim si fa carico ma è il come questa scelta maturi che trasuda perfezione da ogni poro.

Kim e Jimmy sopravvivono a Lalo ma non sopravvivono alla consapevolezza che insieme sono straordinari ma tossici.

Come fare? Come risolvere questo dilemma etico irrisolvibile? Restare insieme sapendo di essere una bomba atomica vagante o rompere nettamente e vivere ognuno la propria vita, compiendo il proprio destino da individui e non più da coppia?

Se Jimmy questo interrogativo pare non porsele, convinto come è sempre stato che, a prescindere da quanti Tsunami li travolgeranno (e da quanti Tsunami i 2 provocheranno), insieme riusciranno sempre ad uscirne indenni e più forti, per Kim il discorso, con la morte di Howard, subisce un cambiamento deciso.

Come può, daltronde, fare finta di nulla?

Un uomo innocente muore assassinato sotto i propri occhi. Lei viene eletta sicario di Gustavo Fring. Lalo viene ucciso anche grazie al suo coraggio. Howard viene dipinto, soprattutto a causa di Kim, come un tossicodipendente depresso e con istinti suicidi. Come convivere con tutto ciò?

Come guardarsi allo specchio immaginando di essere ancora una persona dalla parte giusta della barricata?

Come continuare ad esercitare la professione di avvocato?

Come conciliare la vocazione per la giustizia e l'essere parte attiva di un circolo criminale oramai innestato nella propria vita?

Come amare Jimmy senza scivolare nuovamente in quei pericolosi giochetti?

Kim si interroga. Metabolizza. E alla fine agisce.

La veglia in onore di Howard è l'ultima e definitiva goccia, quella dopo cui il vaso trabocca, l'acqua bagna il parquet, gonfiandolo, marcendolo, danneggiandolo irreparabilmente.

Pur di proteggere Jimmy, pur di evitargli una situazione senza uscita, Kim si fa carico di un fardello morale enorme quanto una piramide egizia. La donna guarda negli occhi la vedova di Howard, convincendola che purtroppo quell'Howard mite, buono, giusto, morigerato e pulito, non era il vero Howard ma che il vero Howard era un uomo disturbato, depresso, tossico, malato e preda delle dipendenze.

Quello sarà l'ultimo atto cinico e bastardo a cui Kim sarà costretta prima di effettuare la sua Scelta, e sarà, forse, anche l'atto che le consentirà di chiudere gli occhi, tirare un lungo sospiro e lanciarsi nella decisione più drammatica della sua esistenza: rinunciare all'uomo che ama e che l'ha fatta sentire viva.

Gli autori creano il substrato per quella Scelta da episodi, da anni. Ce ne accorgiamo solo il 19 Luglio quanto grande, maestoso, puntiglioso sia stato il piano di Gilligan e Gould per regalare a Kim un'uscita degna e dignitosa, coerente col personaggio ma spiazzante, intensissima, profonda e, forse soprattutto, in grado di dare un senso a Jimmy tanto quanto a Saul.

Quel bacio nel garage della HHM è stato un dolce presagio, un presagio di addio, di fine, di congedo di Kim, di quella versione di Kim che abbiamo conosciuto ed amato in questi 6 anni, tanto noi quanto Jimmy.

Cosi come Saul, anche Kim ha vissuto, in fondo, 2 vite in queste stagioni. Una da avvocato in rampa di lancio, perfetto arciere della giustizia, fidato vassallo dei principi del foro, difensore di indifesi e di corporazioni ma sempre dal lato delle regole, delle norme, del diritto. La seconda, più sfumata, più irriverente, più duale, ma anche più intensa, reale, vivida, ritmata e passionale è quella con Jimmy, vita vissuta al massimo e per questo tanto difficile da abbandonare, da troncare. La Scelta è dunque ancora più drammatica, ancora più ricca di significato, proprio perchè trascina con se un sacrificio senza pari, uccidere se stessa, una versione di se stessa, una versione felice, per evitare che quella versione di te e la versione del tuo amato Jimmy possano determinare altri nefasti problemi a persone terze.

Il suicidio di quella versione di Kim parte con l'uccisione della sua componente professionale. L'avvocato Wexler muore prima della compagna di Jimmy. Per Kim, recidere quel cordone ombelicale vuol dire mettere da parte i 2 lati più veri, autentici e felici di sè stessa. Addio alla professione che le aveva permesso di essere in grado di fare la differenza. Addio all'uomo che le aveva concesso giornate, attimi, una vita indimenticabile e fuori dagli schemi.

Nelle parole di Kim, in quelle ultime parole di Kim, ho scorto molto di un dialogo iconico di Walter White insieme a sua moglie Skyler nel finale di Breaking Bad. E' un dialogo che tutti ricorderete in cui WW ammetteva, per la prima volta a sua moglie (e soprattutto a se stesso) di aver fatto tutto quello che ha fatto non per la famiglia (o almeno non solo) ma soprattutto (o forse solo) per se stesso. Quel famoso "I was Alive" di Walter White, sovrapposto a quel tragico "I was so much fun" di Kim (ultime parole pronunciate verso Jimmy e all'interno dello show) ci racconta di 2 persone, diversissime fra loro e che hanno compiuto atti diversissimi fra loro (WW è diventato un signore della droga, ha ucciso direttamente altre persone, architettato omicidi ed altri atti criminali, Kim è stata "solo" una che, indirettamente, si è macchiata le mani del sangue di Howard tra tutti) ma che, nel loro ultimo atto, nel loro commiato agli spettatori ed alla serie, hanno ammesso di aver compiuto determinate azioni per soddisfare il proprio ego, per sentirsi vivi, per abbandonare quello stato catatonico, piatto e vuoto in cui loro, e tutti i "Mr. Chip" di questo modo si trovavano prima degli eventi narrati in Breaking Bad e Better Call Saul.

Questa analogia amplifica ulteriormente il lavoro certosino fatto dagli autori ma è nel chiudere il cerchio di Kim senza spezzare quello di Jimmy/Saul che sta il vero capolavoro.

Erano anni che ci chiedevamo in che modo Kim sarebbe uscita di scena. Il primo pensiero è sempre stato cruento. Kim sarebbe morta ma avremmo dovuto attendere gli ultimi episodi per capire per mano di chi ed in che modo. Questo, però, avrebbe spiegato non benissimo il motivo dell'evoluzione di Jimmy in Saul. Se Kim fosse morta, per di più assassinata per mano dei Salamanca o di Fring o di qualche altro criminale, come avrebbe potuto Jimmy trasformarsi in Saul, dimenticandosi completamente di quella parte gentile e innamorata che in Better Call Saul è spesso emersa proprio in funzione di Kim?

Se Kim si fosse ribellata a Jimmy, magari denunciandolo, magari rinnegando i loro atti criminogeni architettati sempre insieme, come sarebbe stato giustificabile per Saul non avere mai avuto una collisione in Breaking Bad con la figura di una donna che lo aveva tradito?

Kim e Jimmy avrebbero visto, prima o poi, strade separate. Il come poteva essere variegato. La scelta degli autori di far compiere quella specifica, unica, irrevocabile Scelta a Kim Wexler, non lascia nulla in sospeso, non ammette sbavature, non necessita di spiegazioni ulteriori.

Kim lascia Saul. Lo fa dopo averci pensato a fondo. Lo fa con il cuore strozzato in gola. Lo fa dopo aver subito un trauma (la morte di Howard) che non dovrebbe lasciare indifferente alcuna persona. Rompendo il legame fortissimo con Jimmy, Kim uccide Jimmy e fa nascere Saul ma, soprattutto, Kim salva quel che resta di Kim, sopravvivendo a se stessa e proiettandosi, come Jessie nella scena finale di Breaking Bad, in un futuro tutto da scrivere che forse non conosceremo mai, almeno fino al prossimo spinoff.






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