Bridgerton aveva chiuso il 2020 con l'approdo su Netflix di Shonda Rhimes ed il suo team trasportandoci qualche secolo indietro nell'Inghilterra delle corti e delle aspiranti principesse, Lupin lo apre portandoci nella Francia di oggi ma strizzando l'occhio ad un grande classico della letteratura di inizio '900 (e dell'animazione).
2 prodotti smaccatamente europei ma che hanno pochissime cose in comune, almeno all'apparenza.
C'è un filo rosso che collega il reame patinato e romantico di Bridgerton al tormento tutto contemporaneo di un antieroe afroamericano nella Parigi attuale. E' un legame che più che essere intrinseco alle 2 serie, risulta accomunarne il pubblico. E' molto probabile, infatti, che chi ha amato Bridgerton possa amare un prodotto antitetico come Lupin.
Perchè?
Perchè entrambe parlano alla "pancia" dello spettatore, un pò come avremmo sussurrato a proposito di qualche leader populista o di qualche cantante sanremese capace di parlare di amore e passione come avrebbe fatto la nostra vicina di casa.
Bridgerton e Lupin sono 2 prodotti estremamente popolari, non nel senso di celebri ma nell'accezione più strettamente sociale e culturale.
Le 2 serie Netflix che hanno chiuso il 2020 e aperto il 2021 rispettivamente, hanno avuto grossa presa sul pubblico generalista, lasciando, però, molti dubbi su quello che potremmo definire più "snob" o "radical chic", volendo sempre attenerci ad una dimensione più politica e culturale della cosa.
L'8 gennaio 2021 Netflix ha rilasciato in tutto il mondo la parte 1 della serie ispirata al famoso ladro tratteggiato per la prima volta nel 1905 da Maurice Leblanc.
La parte 2 verrà rilasciata nei prossimi mesi mentre questa prima sezione ha compreso 5 episodi della durata di circa 40 minuti a testa.
C'è stato un grosso consenso verso questo prodotto, vuoi per la fama che precedeva il protagonista, vuoi per la scelta di rivisitarne l'aspetto e la storia, vuoi per l'ottima scelta di cast.
Omar Sy (Quasi Amici) presta il volto al ladro gentiluomo ed è subito un gran feeling fra lui ed il personaggio che interpreta. Ci accorgiamo subito che stavolta sarà tutto diverso. Meno divertissment e più profondità, meno leggerezza e maggiore introspezione, meno frivolezze e più spazio al contesto storico nel quale Lupin si muove.
Se siete arrivati sin qui con la voglia di bacchettarmi allora siete personcine attente. Omar Sy non è Lupin e la serie non è una serie su Lupin, almeno non nel senso che avremmo potuto immaginare. Omar Sy è Assan Diop, figlio di un emigrato senegalese. Il mito di Assan, sin da bambino è proprio il personaggio creato dalla fantasia di Leblanc. Assan si nutre di quei romanzi e idealizza in maniera quasi ossessiva quelle letture, quelle storie. La vicenda personale, legata al passato suo e del suo amato padre, forgerà il carattere di Assan e lo renderanno quello che ai nostri occhi passerà, un pò superficialmente, come una sorta di Lupin 2.0.
Assan Diop è un abile truffatore, con tante skills e una missione che nel corso degli episodi impareremo ad apprezzare.
Sono 5 episodi molto densi e costruiti sapientemente per proiettarci nei sentimenti e nella psiche di Assan in modo da parteggiare quasi immediatamente per lui in quelli che saranno, volente o nolente, furti e rapine di un fuorilegge, gentiluomo ma pur sempre fuorilegge, con dei principi ma pur sempre un fuorilegge, con un codice ma pur sempre un fuorilegge.
Breaking Bad, House of Cards, Dexter e tante altre serie tv ci hanno insegnato che quando uno spettatore finisce per empatizzare con colui che potrebbe essere il villain, della serie stessa,questo vuol dire che il lavoro degli autori è stato assolutamente efficace.
Assan Diop è un antieroe che non possiamo definire "cattivo", un uomo con un vissuto che lo ha reso quel che è e che ne ha giustificato, se non eticamente almeno psicologicamente, le azioni.
Questo è forse il più grande successo di Lupin, essere riuscita farci tifare per Assan, no matter what.
E' un punto di forza senza dubbio fondamentale ma purtroppo resta l'unico vero grande baluardo della prima parte di stagione. Non è una bocciatura ma è evidente che Lupin sia destinato ad un pubblico che in altri tempi avremmo definito generalista.
Senza volerne sminuire i meriti, Lupin si presenta come un prodotto estremamente facile. E' un prodotto semplice da capire e semplice da realizzare.
Protagonista piacevole e carismatico, azioni sbagliate ma messe in moto da nobili motivi, qualche mistero ben confezionato e cosi via.
Omar Sy è perfetto per questa operazione simpatia. Ha il volto giusto per creare quel legame catodico che non tutti sarebbero riusciti ad instaurare ed una mimica, una gestualità, una fisicità che gli consentono di essere al tempo stesso un ragazzo da temere ed un uomo da volere bene.
In definitiva, Lupin è un prodottino riuscito e che fa il suo senza grosse sbavature. La serie tv francese appare come quel compagno di banco mediamente intelligente, sempre preparato e sempre puntuale ma dal quale non avresti imparato mai nulla di decisivo per la tua vita scolastica e sociale. Lupin è lui, un compagno di banco simpatico e nella norma che avresti dimenticato pochi anni dopo ma a cui, almeno per un pò, avresti voluto bene.
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