Physical è una serie tv che ha esordito su Apple TV lo scorso giugno.
Protagonista assoluta è Rose Byrne, già vista in Mrs America, e qui in un ruolo che potrebbe regalarle la definitiva consacrazione.
A leggere la sinossi di Physical ero abbastanza preoccupato sull'effettivo gradimento che la serie avrebbe potuto suscitare.
Sheila Rubin è una casalinga di San Diego insoddisfatta della propria vita, del proprio marito e del proprio corpo. La sua personalità non coincide con l’ideale della mogliettina perfetta e ben presto la protagonista cercherà una valvola di sfogo per la sua frustrazione. Sarà l’aerobica a diventare lo strumento per la sua emancipazione, mentale ed economica, il fulcro di un percorso alla scoperta della sua vera identità, e anche un business inaspettatamente redditizio.
Aerobica, casalinghe disperate, la San Diego degli anni '80, un cast non proprio da Oscar e l'ennesima storia di emancipazione femminile?
No, grazie, era quello che la mia vocina interiore mi suggeriva.
Fortunatamente, però, la mi voce interiore da serialfiller mi ha imposto moralmente di dover guardare quantomeno il pilot, in modo da farmi un'idea più precisa dell'ultima serie Apple e di aver, eventualmente, l'opportunità di sconsigliarla con un bel post mirato da criticone-rosicone.
Se oggi son qui a parlare (bene) dei primi episodi di Physical lo devo, dunque, a quella vocina serialfillerosa che mi accompagna da 15 anni, guidandomi con curiosità e passione alla ricerca di sorprese sempre più ghiotte ed inattese.
Physical lo è, contro ogni mio pronostico.
E' frizzante,introspettiva, particolare nella sua pur semplice struttura, efficace e misteriosa nonostante il tema trattato non sia esattamente tra quelli per cui mi iscriverei ad un corso di approfondimento.
Una donna magrissima ed in formissima si accinge a salire su un palco con indosso un attillatissimo body.
Telecamere si muovono verso di lei, un'assistente la insegue per renderla ancora più perfetta, gli occhi di tutti gli uomini presenti in sala sono su di lei.
Stacco.
Incrociamo una donna che parla con sè stessa, introietta ogni paranoia, ansia e frustrazione, non esponendo mai le proprie tesi, non rivelando mai le proprie ossessioni.
E' il nostro primo impatto con Sheila Rubin, madre, moglie, casalinga e probabilmente la donna in body, davanti alle telecamere che vediamo nell'opening.
C'è un salto temporale all'indietro che ci porta da quel palco al 1981, circa 5 anni prima.
Da lì partirà un lungo monologo interiore di Sheila che alternerà il voice over critico e perentorio della sua vocina a quello della donna succube e costantemente "freezata" che Sheila incarna nella sua vita reale.
L'ossessione per il cibo culminerà in una scena già iconica in una stanza di un motel.
Dopo il pilot quello che ricordiamo è il volto di Rose Byrne, il suo corpo esile, il suo dramma esistenziale, la sua flebile speranza di uscire fuori dagli schemi, il suo incontro fatale con l'aerobica.
Si chiude cosi un pilot spumeggiante.
Vivo ed effervescente come nessuno avrebbe osato pronosticare.
In questo mi sembra palese il riferimento a G.L.O.W.
Rose Byrne è fantastica,proprio come era parsa fantastica Alison Brie nella serie che Netflix ha cancellato lo scorso anno.
Il continuo dialogo alternato che ha con sè stessa è efficacissimo nel tratteggiare il suo dilemma costante: essere o apparire?
Vivere le proprie libidini o trattenerle?
Lasciarsi andare all'ingozzamento di panini, torte e gelati o mantenere dritta la barra e portare avanti una dieta ferrea che la renderà meno felice ma più bella e in forma agli occhi delle poche amiche e conoscenti che ha?
Essere la mogliettina fedele e assertiva che suo marito vorrebbe o essere la donna esplosiva, attraente e sbarazzina che lei vorrebbe essere?
In sottofondo, e nemmeno più di tanto, scorre la musica che avrebbe accompagnato milioni di corsi di aerobica in tutto il mondo, pronta a caricare ed "energizzare" milioni di donne frustrate e intrappolate nel ruolo della mogliettina perfetta che negli anni '80 iniziò a scricchiolare facendo largo alla vera e definitiva emancipazione femminile che ancora oggi vediamo come un processo in atto ma molto ben definito.
E cosi, mi accorsi che anche una serie con una trama che non avrei mai scritto o da cui non sarei mai potuto essere attratto, mi ha stupito con estremo favore, fino a (quasi) folgorarmi.
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