Se domani mattina, malauguratamente, dovesse cadermi un pianoforte in testa, direttamente dall'ottavo piano di un vecchio palazzo del centro, lasciando il mio corpo terrestre esanime tra tasti neri, e bianchi, e corde sbrindellate, all'angolo fra un carrefour express ed un negozio di di sigarette elettroniche, il "me stesso" seriale potrebbe dirsi in pace ma anche spezzato da un rimpianto enorme.
Aver finalmente recuperato le 5 stagioni di The Expanse è qualcosa di rasserenante, oltre che appagante, per la mente di un serialfiller.
Immaginare che un pianoforte piovuto dal cielo possa determinare la separazione da questo magistrale space drama, a pochi mesi dall'ultimo capitolo della saga, è, invece, qualcosa che sconforta e terrorizza quella stessa mente.
Dopo averla tenuta nel cassetto per anni, complici le sorti poco chiare che erano legate alla serie nelle prime stagioni, ho finalmente preso coraggio e con determinazione mi sono tuffato nel più classico dei recuperoni.
Mi son trovato di fronte ad un piccolo Everest: 5 stagioni densissime e quasi 60 episodi da ammirare in tutto il loro splendore.
Il risultato?
Semplicemente straordinario e onestamente oltre ogni più rosea aspettativa.
The Expanse è una serie tenace.
Lo dimostra la sua storia. Nata sull'emittente SyFy, nonostante un grosso successo, fu cancellata dalla stessa SyFy dopo sole 3 stagioni.
Petizioni online, minacce di sciopero della fame da parte degli appassionati, gente che si immaginava su Marte manco fosse un Dr Manhattan qualsiasi, inners e belters che imbracciavano le armi contro la rete, rea di aver cancellato una di quelle serie tv che quando le incontri non vuoi più lasciarle.
Ma per fortuna nostra e di tutte le generazioni di cinturiani che verranno, The Expanse incontrò sul suo cammino il santo protettore delle serie cancellate ingiustamente.
Jeff Bezos decise di investire sul futuro della serie, portandola nell'orbita di Amazon Prime Video.
E' grazie a zio Jeff se oggi possiamo accarezzare il cofanetto con 5 dvd anzichè 3, guardando ad un futuro non troppo lontano che vedrà la serie concludersi con la sesta ed ultima stagione.
E qui si apre un paragrafo secondo me importante.
Pur non avendo letto i romanzi da cui la serie è tratta, ho da più parti udito che al momento mancano ancora ben 4 volumi da trasporre.
E qui si pone un tema.
L'ultima stagione sarà un condensato di quei 4 volumi oppure chiuderà la storia con il quartultimo volume?
Sembrerebbe essere questa l'ipotesi più attendibile in quanto mi dicono che gli ultimi 3 volumi sarebbero ambientati molto in là nel tempo a causa di un salto temporale abbastanza rilevante.
E' probabile, dunque, che si arriverà ad un vero finale ma che non racconterà l'intera saga letteraria che sinora è stata religiosamente e pedissequamente unica e sola fonte di ispirazione di questa maestosa serie tv.
E' materiale per quelli più esperti di me sull'universo The Expanse tout court ma mi sembrava il caso di accennare anche a questo elemento abbastanza dirimente per chi è riuscito (beato lui) a godersi sia le pagine che le immagini.
3077 caratteri fa ho iniziato una recensione/analisi su The Expanse.
Arrivato ad oltre 3100 mi rendo conto di non aver ancora veramente parlato di The Expanse.
Bene...
Spero comunque che il mio entusiasmo e le mie allegorie vi abbiano fatto capire che questa serie tv fantascientifica, prima di SyFy e poi di Amazon Prime Video, merita attenzione e rispetto.
Tratta dalla saga letteraria omonima, firmata da Ty Franck e Daniel Abraham sotto lo pseudonimo James S.A.Corey, la serie è ambientata a molti anni da noi in un futuro dove la Terra è solo uno dei sistemi abitati dell'universo, le tecnologie e le conoscenze terrestri hanno consentito all'uomo di colonizzare Marte e ideare un pianeta di raccordo, la Cintura (the Belt), fra i 2 grandi protagonisti del nuovo sistema.
La forza propellente della serie è stata quella di migrare tutti gli atavici problemi e dilemmi che affliggono la nostra beneamata, e tanto bistrattata, Terra su una dimensione universale.
La pace che proviamo a mantenere tra i popoli che affollano il mondo è divenuta una pace da tenere insieme fra Terrestri e Marziani, ad esempio.
I migranti dello spazio a soppiantare i migranti delle guerre, il sovranismo europeo o americano è divenuto il sovranismo terrestre, il "prima gli italiani" confuso con il "prima i terrestri", i cinturiani come novelli palestinesi, popolo senza terra e tenuto ai margini rispetto agli "interni" ovvero i marziani e gli abitanti della Terra.
Più in generale l'equilibrio della tensione è stato tenuto sempre altissimo grazie ad il mantenimento perenne di una sorta di guerra fredda permanente non più tra Unione Sovietica e U.S.A. ma tra Terra e Marte.
Problemi che conosciamo dunque ma che traslati rispetto ad una dimensione più ampia, sia metaforicamente che numericamente, riescono a giungere a noi come amplificati e dunque ad avere una forza dirompente maggiore rispetto alle beghe di casa nostra.
Una bomba lanciata in un campo profughi, capace di uccidere qualche decina di persone, cosa può essere in confronto ad un missile nucleare capace di annientare un pianeta?
Le sorti di un'etnia composta magari da poche migliaia di persone quanto possono essere rilevanti rispetto alla distruzione di Venere o della Luna?
The Expanse riesce a caricare il peso degli errori e delle paure umane, quei timori e quelle incognite ancestrali, la corruzione del nostro animo sconquassato, all'interno di una cornice dove tutto è più gigantesco in proporzioni e dove la scala valoriale e la percezione di causa effetto cambiano in maniera enorme senza, però, cambiare di una virgola il concetto e i principi alla base di ogni singola decisione.
Parlare di libero arbitrio quando si parla di fantascienza è quasi superfleo, eppure sono pochissime le serie tv in grado di riflettere in maniera perfetta sul senso delle scelte di ciascuno di noi.
Quanto può essere importante saper scegliere?
Quanto può essere fondamentale, in sè, effettuare una scelta?
Quanta differenza può esserci se a prendere una determinata decisione vi sarà un uomo ambizioso o un uomo valoroso?
The Expanse è capace di interpretare questo fardello esistenziale che accomuna e ha accomunato ogni uomo, donna e bambino, in maniera impeccabile, seguendo le orme di quello che è a tutti gli effetti il padre della fantascienza seriale: Battlestar Galactica.
L'eroismo e l'epicità della serie di Ronald D.Moore ritorna prepotentemente d'attualità grazie alla serie Amazon.
Ma se The Expanse è capace di incontrare l'anima di Battlestar Galactica e di interpretare la quintessenza dell'anima filosofica della fantascienza è soprattutto grazie ai suoi personaggi.
La quinta stagione ci ha confermato come, pur diminuendo il minutaggio del protagonista, The Expanse sia prevalentemente un prodotto corale, capace di esaltare i personaggi tutti ed esaltarsi grazie alla loro crescita.
James Holden è il capitano di questo team di valorosi condottieri dell'umanità in senso esteso, uomo capace di intercettare i bisogni di terrestri, marziani e cinturiani e distaccarsi dalla fame di potere e cieca conoscenza che attanaglia coloro i quali vivono alla ricerca di una gloria effimera e di personalismi causa, oggi come ieri, di guerre intestine e senza limiti.
Holden è il Jon Snow di The Expanse, il suo John Locke, depositario del misticismo e della fede mai doma ma mai dissennata. Un condottiero silenzioso capace di anteporre gli interessi generali a quelli personali.
Al suo fianco un team che ben presto diverrà una famiglia, sempre più coesa, sempre più numerosa.
Grazie alla forza di questo straordinario gruppo, gli autori si son potuti permettere una quinta stagione più diradata senza renderla mai dispersiva.
The Expanse ha fatto, nella stagione 5, quello che The Walking Dead fa da anni, senza mai, però, sfilacciare il racconto, senza mai far perdere di interesse alla serie.
Amos è divenuto ben presto l'idolo dei fan. Alex un importante punto di riferimento grazie al quale sentirci a casa ogni volta che perdevamo la rotta (lasciamo perdere la sua vicenda personale per adesso..).
Naomi un fuoco attorno al quale stringersi prima della prossima battaglia, della prossima esplorazione, del prossimo salto nel vuoto.
Ed è stata proprio quest'ultima la grande protagonista di questo ultimo segmento. Dominique Trippier ha dovuto sottoporsi a sforzi disumani per fronteggiare le sfide fisiche ed emotive di questa sontuosa quinta stagione.
La donna, nel suo tentativo di riconciliarsi col figlio perduto, è stata messa alla prova più e più volte risultando la vera mattatrice di questa stagione e punto focale intorno al quale quasi tutti i protagonisti hanno mosso le proprie azioni e, con ogni probabilità, muoveranno quelle a cui assisteremo nell'ultima stagione.
La cosa straordinaria di cui la serie è stata capace, però, è legata ai personaggi cosiddetti secondari, sempre che cosi si possano definire personaggi come Fred Johnson, la Avarasala e Camina Drummer.
Ognuno di questi personaggi meriterebbe un poster in cameretta.
Il leader indipendente e controverso, tutto cervello e strategia, sempre in mezzo tra l'essere troppo anarchico e l'essere troppo accomodante, spietato e titubante, violento e pacifico. Una figura visionaria e coraggiosissima, capace di andare controcorrente, attirandosi invidie e fedelissimi adepti.
Chrisjen Avarasala è la donna di potere ma mai attratta dal potere, donna fortissima e carismatica, sempre abile e vogliosa di essere dalla parte giusta del mondo. Il fascino e la presenza scenica di Shohreh Agadashloo fanno il resto.
Personalmente, però, ho un debole senza precedenti per il personaggio forse più, nelle intenzioni, marginale di quelli sin qui citati. Camina Drummer è l'eterno underdog, l'eterna sottovalutata, donna coraggiosa e tutta d'un pezzo ma anche fortemente ancorata ai suoi ideali e alle sue emozioni. E' una figura complessissima la sua che emerge anno dopo anno fino a diventare, di fatto, uno dei personaggi più amati dell'intera serie.
Sono suoi i momenti più epici, quelli dove la foga del momento si impossessa di noi e dove abbandoniamo ogni equilibrio appannaggio di un tifo senza filtri per la nostra cinturiana preferita.
Questo equilibrio magistrale che gli autori hanno saputo trovare non sarebbe, tuttavia, stato di cosi semplice costruzione senza l'inserimento di un villain convincente.
Nelle ultime 2 stagioni quel villain ha il volto di Marco Inaros, belter ribelle e insurrezionalista dal fascino tossico e distruttivo. Il suo piano diabolico è esploso in tutta la sua potenza nella quinta stagione, generando un'incredibile caos in tutto l'universo conosciuto.
Cosi come avvenuto per Thanos nel Marvel Cinematic Universe, Marco Inaros risulta un villain convincente per 2 motivi principali:
Il suo legame personale con alcuni dei personaggi principali. Pensiamo a Naomi ovviamente, con la quale ha condiviso una storia d'amore dalla quale è nato un figlio, ma anche a Camina Drummer, vera e inconsapevole artefice della rinascita di Marco Inaros e del suo gruppo di rivoluzionari.
Il suo essere un antieroe più che un cattivo. Cosi come avveniva per Tony Soprano o Walter White, Jax Teller o Frank Underwood, Marco Inaros è mosso da qualcosa che non fatichiamo a comprendere, che non fatichiamo a legittimare. L'uso della brutale violenza e il fondamentalismo che accompagnano la sua azione ne fanno un villain da condannare ma non riusciamo, almeno in parte, ad empatizzare con lui e le sue scelte in taluni casi.
La sesta stagione, come detto, sarà, purtroppo, l'ultima.
L'attesa è di quelle importanti, consapevoli che sinora The Expanse ha saputo solo crescere, tappando eventuali buchi e rilanciando sempre l'azione in maniera quasi perfetta.
Non resta che attendere dunque, sperando che quel pianoforte non incroci mai la nostra strada...
Si, la serie "The Expanse" è molto carina, ben fatta ed accattivante. Ha solo un GRANDE neo: nessuno ha spiegato al regista la "decompressione esplosiva"? Nello spazio si muore all'istante, esplodendo, quando si ha una repentina decompressione. Poi anche perché a pressione zero i nostri 5 litri di sangue più tutta l'acqua presente nel nostro corpo evaporerebbero immediatamente! Non sarebbe una morte bella a vedersi.....
(vedi anche il caso Byford Dolphin - piattaforma petrolifera 1983)