Volete riprendervi tutto ciò che è vostro?
Da un paio di estati a questa parte ordinate 2 fritture al ristorante?
Avete realizzato che la fine del giorno è tutta qui?
Scommetto che vi chiamate Noemi?!
Non avrete di certo mancato di notare che la quinta e ultima stagione di Gomorra è partita lo scorso 19 Novembre su Sky con la consueta doppia puntata di apertura che da un lato ha ripreso da dove si era conclusa la stagione precedente e dall'altro ha rilanciato il racconto verso quello che sarà il finale di serie.
Visto e piaciuto il dittico di episodi iniziali?
Io ho la mia risposta, e voi?
Ero stato invitato all'anteprima nazionale della quinta stagione a Roma. Un invito di Sky Italia che avrei accettato con grandissima gioia visto che, nell'occasione, avrei potuto incontrare Marco D'Amore, Salvatore Esposito, parte del cast e parte del parco autoriale della serie, gioia che però non ho potuto cogliere per svariati problemi di natura logistica e non.
Peccato, grandissimo peccato.
Son quelle occasioni che brami da sempre ma che poi quando arrivano non riesci ad acciuffare.
Peccato, grandissimo peccato.
Ed ecco che l'approccio alla quinta stagione è stata da dente avvelenato più che da "ma che bello è tornata Gomorra!".
Sarà per questo motivo o sarà perchè oramai quando guardo un qualsiasi episodio, di qualsiasi serie tv lo faccio proiettandomi già a quello che potrei o dovrei scrivere (la condanna del blogger seriale!) ma devo dire che il doppio episodio iniziale non mi ha convinto enormemente o almeno mi ha convinto meno d altri ritorni della serie tratta dal best seller di Roberto Saviano.
Tutto questo preambolo è nato solo per dirvi che ho provato la stessa incommensurabile gioia seriale nell'attendere, vedere e metabolizzare il nuovo esordio di Gomorra. L'adrenalina è salita ai massimi livelli, come sempre. Le sorprese sono arrivate puntuali, come sempre. L'orrore e l'errore della violenza e delle sue conseguenze mi hanno colto alla sprovvista nonostante sapessi già che sarebbero arrivati a colpire, come sempre.
Quello che però ha segnato una preoccupante marcia indietro rispetto al solito è il fattore coerenza. Ho notato troppe sbavature, alcune anche abbastanza importanti, sul piano narrativo e sul piano squisitamente logistico-temporale, sbavature a cui non eravamo abituati e che. in vista del finale, preoccupano leggermente.
Di cosa sto parlando?
Visto che vorrei spoilerare un minimo lo faccio dopo l'immaginetta rassicurante in basso.
Il grosso elefante nella stanza si chiama Ciro.
Da sempre rifuggo quei plot twist super-mega-sorprendenti ma quantomeno improbabili. Credo che ti permettano di attrarre pubblico, soprattutto quello più distratto e superficiale, ma di perdere molto appeal dal punto di vista qualitativo, specie se quel plot twist ti "bruci" una scelta coraggiosa fatta poco prima.
La morte di Ciro su quella barca era stata dolorosa ma poetica. Gli autori erano riusciti a sacrificare un personaggio cardine senza farne rimpiangere l'addio. Il modo in cui Ciro aveva lasciato la serie era perfetto. Lo aveva fatto sacrificando la propria vita per permettere all'unica persona cara ancora in vita di continuare a respirare e magari riscattarne la morte. Il fatto che a ucciderlo fosse stato proprio quel fratellino diventato boss a cui era legato da sempre con un filo di odio, sangue e amore, aveva reso tutto molto molto soddisfacente sul piano narrativo.
La notizia dell'arrivo del film su Ciro l'Immortale e la scoperta che l'Immortale ancora una volta era riuscito a sopravvivere, aveva depotenziato tantissimo quella coraggiosissima scelta occorsa nel finale della terza stagione.
Quella singola e forzatissima scelta ha creato un effetto domino che qui, nel doppio episodio iniziale, esplode in tutta la sua devastante contraddizione.
Ciro è vivo e Genny intanto è diventato un vero Boss temuto da tutti.
Cosa accadrà ora?
La domanda era lecita e tutti attendevamo la risposta ma era una domanda molto poco potente proprio perchè nasceva dalle ceneri di una scelta, quella di far risorgere l'Immortale, troppo forzata.
L'errore degli autori, in questo avvio, è aver preso quella forzatura e averla messa al centro di tutto, generando forzature a catena.
Genny è morto dentro su quella barca, come reagirà alla notizia che suo fratello Ciro è ancora vivo?
Alzi la mano chi credeva che Genny potesse reagire con tale veemenza e violenza.
Io me lo aspettavo solo e soltanto perchè credevo che un incontro morboso, tenero e commovente non avrebbe permesso agli autori di confezionare un finale esplosivo. Tolta questa attesa da 4 soldi, speravo con tutto me stesso che gli autori non si sarebbero lasciati andare a tale seducente richiamo. E invece, puntualmente, ci son cascati.
Ragionando a bocce ferme, quanto debole è il movente che spinge Genny ad architettare un piano cosi violento, disturbante e malato verso l'unica persona amica che abbia ancora al mondo, lui che ha perso padre, madre, amici e ora anche moglie e figlio a causa della sua condizione malavitosa e del suo recente auto-esilio?
E' una risposta sproporzionata e francamente discutibile quella di Genny.
Da questo evento "sbagliato" si diramano altri eventi forzatissimi.
Ne snocciolo un paio.
Come fa un latitante ricercatissimo come Genny, che abbiamo visto non riuscire ad uscire dal suo umido e stretto covo per niente al mondo, a recarsi indisturbato in Lettonia???
Va bene tutto, va bene gli agganci, va bene la corruzione, va bene il fascino criminale, va bene i poteri occulti ma qui parliamo di una fuga di 2644 km (si ho verificato su Google Maps la distanza da percorrere da Napoli a Riga in auto) da parte di un efferato malavitoso, ricercato notte e giorno, senza che nessuno mai incroci il muso della sua auto...
E vogliamo parlare della successiva fuga di Ciro dal gulag?
5 minuti prima ci viene presentato (giustamente) il gulag come l'inferno in terra e 5 minuti dopo un debole e denutrito Ciro di Marzio si libera e uccide 2 sicari russi in orbita KGB come fosse niente?
Passi anche la scena da Apocalypse Now sul finire della première, passi anche la schizofrenia su come viene trattata la prigionia del latitante Savastano che a volte è mostrato come un recluso altre come un libero cittadino che va in giro a usare un kalashnikov prima e in una villa a Posillipo poi per ammazzare il più potente boss napoletano in circolazione come fosse niente, passi tutto questo ma questi 2 macro errori proprio no, da Gomorra non li posso accettare.
Detto questo Gomorra è sempre Gomorra, è sempre la serie di punta del nostra paese, quella italiana più vista al mondo, quella che più di tutte ha saputo avvicinarsi a The Wire, quella che riesce a raccontarci benissimo quanto la camorra sia un cancro diffuso ben oltre i confini vesuviani, che riesce a farci capire quanto sia vana la vita di un camorrista, quanto sia misera, quanto sia destinata a finire nel sangue o dietro una sbarra.
Questa première, da questi punti di vista, non fa eccezione.
Il boss vive in un bunker nel quale non fareste vivere neppure un topo di fogna.
I suoi alleati devono dormire con 2 occhi aperti.
La miseria delle esistenze di affiliati, scugnizzi e galoppini è debordante.
Il grande ritratto del potere violento e delle conseguenze sulle vite di chi lo insegue, continua a fare il suo corso.
Senza sosta, e senza affanni ma con molte sbavature e forzature in più.
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