Ricordo come se fosse oggi di quando nei corridoi virtuali frequentati da addetti ai lavori, blogger e semplici appassionati, si iniziò a bisbigliare di come Better Call Saul non avesse nulla in meno a Breaking Bad. Voce avvalorata da due endorsement d'eccezione come quelli di Guillermo Del Toro e Darren Arofnovsky. Nel tempo, mi accorsi che lo spinoff di quella che, a ragion veduta e più o meno unanimemente, era considerata la migliore serie all time, stava riuscendo nell'impresa impossibile di magnificare ulteriormente il lavoro fatto in occasione della realizzazione della serie madre, rendendo Better Call Saul, ai miei occhi, la migliore serie all time al momento in cui sto scrivendo questo "pezzo".
Ma cosa c'entra questo discorso con House of The Dragon?
E perchè farlo proprio adesso?
La risposta è semplice.
In questa seconda stagione, ancor più che in precedenza, ho avuto la sensazione che House of The Dragon ci stesse offrendo un condensato delle migliori caratteristiche che avevamo apprezzato in Game of Thrones. Personaggi in bilico perenne, moralità relative, ribaltamenti inattesi, scene cult, scene scioccanti, alleanze da costruire, altre pronte a sgretolarsi in un attimo, ottime interpretazioni, bellissime location, grande uso della CGI, costruzione della tensione narrativa invidiabili e tanto altro ancora.
Con "Rhaenyra The Cruel" che da il titolo al secondo episodio della seconda stagione mi è sembrato, appunto, che questo discorso si potesse elevare a tal punto da farmi pensare, per la prima volta che, se tutto dovesse filar liscio, House of The Dragon, quando decidere di sputare l'ultima volta fuoco fra chissà quanti anni, potrebbe essere ricordata come uno spinoff migliore della serie da cui deriva, un po' come accaduto, per l'appunto a Better Call Saul.
Ora, un conto è essere migliore della propria serie madre quando la tua serie madre è Occhi del cuore, altro quanto la serie da cui la tua forza narrativa prende vigore è Breaking Bad o Game of Thrones ovvero il gotha della serialità.
Rhaenyra The Cruel è il perfetto esempio di come dovrebbe essere scritto un episodio da manuale senza privarsi di quel pathos e quelle furenti ondate emotive che solo la migliore Game Of Thrones aveva saputo offrirci e che House of The Dragon sta riuscendo a replicare con una fedeltà allucinante.
La cura nei dettagli e le scelte sul come mostrarci determinati eventi sono cosi "azzeccate" da risultare sbalorditive.
Prendete l'incipit che ci mostra le stanze di Approdo del Re in subbuglio dopo il tragico e agghiacciante evento di "A Son for A Son".
Non si sceglie di mostrare un corpo senza testa ma di mostrarci uno straccio colmo di sangue, cimelio di quell'efferato delitto.
O ancora la scena della potenziale tortura di uno dei due colpevoli che al solo sguardo degli utensili da tortura, confessa ogni cosa in preda al panico totale.
E ancora, pensate all'eleganza con cui Rhaenyra affronta l'onta di essere definita una "sterminatrice di infanti" e al conseguente dialogo con Daemon che prende di petto l'irrisolto, il non detto, il fugace dubbio insito nella coppia da tempo e lo metabolizza senza però darci una vera risposta, rimandando al futuro lo scioglimento di quei dubbi stessi.
Pensate alla catena di eventi che porta Ser Criston Cole a diventare "The Hand" del sempre più confuso e accecato Aegon. Se Cole non fosse stato colto in fragrante da Haelena, egli non si sarebbe sentito macchiato, e senza quel senso di colpa non avrebbe mai trovato un pretesto dentro di sè per affrontare Sir Errik, e senza quel pretesto non lo avrebbe mai inviato a Dragonstone a mimetizzarsi ed uccidere Rhaenyra, e senza quell'ordine non avremmo mai assistito ad un duello fratricida cosi spiazzante, disturbante, onorevole e pieno di umanità.
Quell'epilogo ha smosso qualcosa in ognuno di noi. Alzi la mano chi non ne è rimasto, anche solo per un attimo, sconvolto.
Una scena memorabile, costruita magnificamente, mentre intorno ai due, intorno a tutti i Targaryen iniziavano a crollare castelli e certezze che, senza che nessuno potesse immaginarne la portata di lì a qualche decennio, li avrebbero resi ininfluenti e quasi inesistenti.
Otto Hightower, che si conferma uno dei personaggi migliori e meglio interpretati, cade nonostante avesse calcolato perfettamente ogni mossa. Con un Aegon così insolente, impreparato, arrogante è inutile giocare una partita a scacchi visto che ogni sua mossa, dettata da pura follia e vendetta, risulterebbe imprevedibile a chiunque.
La puntata inizia con Otto Hightower che ha in mano il pallino del gioco e si conclude con Otto che ha in mano la spilla da "The Hand" pronto a lanciarla a quella feccia di Sir Criston Cole che, lavato via il proprio senso di colpa si trascina nuovamente in quel letto che il senso di colpa aveva generato in lui alludendo, non troppo velatamente alla "sindrome del perdono di se stessi" di cattolica estrazione, sindrome che consente ai credenti di professare, professare e professare salvo essere indulgenti con se stessi e con se stessi soltanto (o al massimo con qualche amico fidato).
Westeros è in subbuglio.
Le alleanze vacillano.
Rhaenira, nonostante tutto, sembra essere la regina giusta.
Aegon si conferma il lato oscuro dei Targaryen.
Le cose si complicheranno ancor di più.
Tutto andrà in malora.
Lo sappiamo già, cosi come sapevamo dove sarebbe finito Saul Goodman dopo gli eventi finali di Breaking Bad. Le 5 stagioni di Better Call Saul ci hanno condotto oltre quegli eventi, mettendo in fila personaggi, storie e considerazioni altissime, delineate oltre la perfezione, raccontate meglio, dirette magistralmente, interpretate in maniera eccelsa.
House of The Dragon avrà la stessa sorte?
Voto 2x02: 9
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