Top 3!
Top 3!
Top 3!
Pensavate che, preso dallo speciale 2021, mi fossi dimenticato della top 3 2020?
Non dubitate mai del vostro serialfiller di quartiere!
Avvisate i vicini, mollate la maratona Mentana, spegnete le luci e leggete il post più atteso dell'anno serialfilleroso.
Sarà Ricky Gervais in persona a premiare, a modo suo, gli autori delle 3 serie tv che sono riuscite a farsi largo tra la folta concorrenza in un anno dove di serie tv che avrebbero meritato di essere qui ce ne son state decine.
Se, però, sono stati Mr X, Mrs Y e Mr Z a primeggiare, un motivo ci sarà.
La continuità e la sorpresa, la genialità e la visione, l'eleganza e la spettacolarizzazione, il rispetto verso la propria creatura e l'omaggio al passato, l'originalità e la padronanza del mezzo tecnico, la scrittura e l'evoluzione dei personaggi.
Era difficile essere nei primi 3 ma era anche difficile lasciare queste 3 serie tv fuori da questo ideale podio seriale made in serialfiller.org.
Ricky Gervais a te la parola!
3 - The New Pope - Sky Original
C'è anche un pò, un bel pò d'Italia su questo primo gradino del podio.
Paolo Sorrentino è oramai l'ambasciatore del cinema italiano nel mondo. Dopo la vittoria dell'Oscar per La Grande Bellezza, il regista napoletano ha acquisito un'autorevolezza tale da permettergli di liberare ancor di più il suo smisurato genio.
The Young Pope era stato il suo esordio seriale e, per quanto sia difficile ammetterlo in certi ambienti ancor troppo legati all'industria cinematografica e seriale americana, con quel prodotto era riuscito a cambiare per sempre il modo di fare serialità.
Pur adattandosi al medium televisivo, Sorrentino era riuscito a "rinchiudere" in pochi episodi la sua strepitosa arte, fatta di sogni onirici e visioni allucinanti, metafore raccontate per immagini e potentissime sequenze, contrasti visivi e messaggi rivoluzionari. Un Papa giovane, interpretato dall'angelico e famelico Jude Law, e conservatore, aveva scardinato e scosso l'intera comunità mondiale.
Con The New Pope, ideale seguito di The Young Pope, Sorrentino alza la posta. John Malkovich si unisce a Jude Law e al nostro straordinario Silvio Orlando, ad impreziosire un cast di livello internazionale.
Brannox e Belardo, i 2 ideali Papi made in Sorrentino. Brannox rappresenta il dubbio, la fragilità, la voglia di arte, vita e fantasia che sposa la bellezza della fede, che vede la fede come pura bellezza dello spirito, come salvezza alla quale approdare e non come salvezza da costruire con la rigida liturgia ecclesiale. Belardo, al contrario, rappresenta il misticismo e la potenza della fede e della Sacra Romana Chiesa. In Belardo c'è, non a caso, tanta santità e tanta rivoluzione, mentre in Brannox pochissima santità e tantissima umanità. Il primo vuole scuotere la Chiesa dalle fondamenta, il secondo vuole imporre ad essa una "via media" all'interno della quale tutto continuerebbe a scorrere tale e quale a prima.
Il finale ci regala una scena che incontra la cultura pop, che vuole essere iconica ed in effetti lo diventa.
Il potere e la corruzione dell'animo ma anche la forza, la potenza della fede, la forza, la potenza della bellezza, la forza, la potenza della vita. Sorrentino erige un monumento all'essere umano nella sua complessità più estrema e per farlo utilizza la figura più intoccabile della storia dell'umanità: il vescovo della diocesi di Roma, il discendente di Pietro, l'apostolo di Dio.
2 - The Mandalorian - Disney Plus
Scegliere The Mandalorian rappresenta una scelta facile, porlo alla seconda posizione una scelta di marketing, commerciale.
Per quale ragione, però, non si dovrebbe dare un riconoscimento importante ad una serie spiccatamente commerciale e valorosamente spettacolare?
Viviamo in un'epoca dove è facile ergere ad icone di classe personaggi tamarri, a capolavori dei prodotti che durano lo spazio di un mattino (ogni riferimento a La Casa Di Carta è puramente casuale), a fenomeni degli attori che in Italia farebbero da coprotagonisti a Beppe Fiorello in una fiction sul migliore amico di Domenico Modugno.
E poi ci sono prodotti come The Mandalorian, figli di esigenze commerciali e di operazioni di puro intrattenimento, che riescono a rilanciare una saga (o forse dovremmo dire LA saga) in difficoltà, far conoscere ed esplodere una nuova piattaforma streaming (per quanto Disney Plus possa essere considerata nuova), espandere una mitologia enorme come quella di Star Wars senza creare buchi o mancare di rispetto ai capitoli più prestigiosi della saga stessa.
The Mandalorian è stato capace di fare tutto questo e di farlo bene, benissimo, oltre ogni rosea aspettativa.
A questo aspetto più "storico" si aggiunge l'aspetto più interessante per noi spettatori, ovvero quello che la serie di Jon Favreau e Dave Filoni ha curato nel più minimo dettaglio ovvero il prodotto stesso.
Evoluzione dei personaggi da magistrale e un personaggio come Baby Yoda che ad oggi credo possa essere considerato il volto più conosciuto al mondo, il meme più condiviso, la t-shirt più acquistata. A questo si è aggiunta una storia che non ha fatto che accrescere ogni elemento di interesse che potevamo avere verso Star Wars, costringendoci quasi a recuperare capitoli lasciati indietro o serie animate mai viste. Guest star d'eccezione che vanno da Timothy Oliphant a Rosario Dawson, un finale di stagione che ha scioccato il mondo (eh si, first reaction "sciock"), un ritmo forsennato ma anche al tempo stesso capace di non frenare la spinta introspettiva del nostro mandaloriano, un uso delle più avanzate tecnologie cinematografiche sapiente e mai gratuito.
The Mandalorian non ha mai stancato, non si è mai fermato, non ha mai avuto una battuta di arresto, non ha mai esagerato.
L'impressione, guardandolo, è che si sia raggiunto l'equilibrio perfetto, che gli autori abbiano saputo trovare l'alchimia di tutti gli elementi utilizzati, innovando anche dal punto di vista della mera durata degli episodi, espediente che sta riscuotendo grandissimo successo anche con il secondo prodotto originale Disney Plus, WandaVision.
Questo e molto altro hanno permesso a The Mandalorian di essere qui, ad un passo dalla posizione più alta di questa classifica, ma non le hanno concesso la vittoria.
La causa?
Un'altra serie che ha fatto del rispetto della mitologia nella quale nasce e cresce, il suo successo più grande.
Prima di scoprire di chi stiamo parlando vi invito a leggere i tanti post su The Mandalorian, post che potete trovare qui.
1 - Better Call Saul - AMC / Netflix
Mi ha molto stupito non vedere Better Call Saul trionfare agli scorsi Emmy. Mi ha stupito ancor di più non vedere Rhea Sehorn e Bob Odenkirk essere nominati nelle rispettive categorie.
La loro affermazione, dopo aver visto la quinta stagione di Better Call Saul, mi appariva scontata. Aspettavo che sopraggiungesse naturale, come un infarto dopo aver mangiato 100 panini al McDonalds in 5 giorni o come la prossima ipocrisia / contraddizione / bugia / megalomania di Matteo Renzi, o come un'affermazione di Usain Bolt sui 100 metri piani quando il giamaicano era ancora in attività.
Quell'affermazione, per misteri irrisolti che credo neppure Giacobbo potrà mai rivelarci, non arrivò mai.
Ma che te ne fai di un Emmy se puoi vincere la classifica di "Nella mente di un serialfiller" al primo anno della sua esistenza?
E cosi Better Call Saul stravince, ottiene una vittoria mai in discussione e figlia di quella capacità di Vince Gilligan di regalarci storie e personaggi nuovi in un contesto arcinoto, in un prequel di Breaking Bad di cui teoricamente avremmo già dovuto sapere. Gilligan è riuscito a cambiare la nostra prospettiva su Jimmy / Saul e a farci innamorare di personaggi come Kim e Nacho, sentendoci parte di un dramma ancora tutto da svelare. L'universo Better Call Saul è avviato alla collisione definitiva con quello Breaking Bad. Il finale, previsto in questo 2021, ci dirà quanto Better Call Saul invaderà lo spazio della serie madre.
Per adesso, le prime 5 stagioni ci hanno consegnato una serie che per molti è anche più curata, dettagliata, meglio diretta ed elaborata di quella che alla quasi unanimità è considerata la serie tv più importante e meglio scritta della storia della tv (ovviamente mi riferivo a Breaking Bad).
Con questo primo posto a Better Call Saul si chiude idealmente un cerchio che era iniziato con il primo articolo mai pubblicato su questo sito e che ovviamente parlava di Breaking Bad e Better Call Saul. Lo trovate qui.
Ricky Gervais ha appena preso sotto braccio Rhea Sehorn e Bob Odenkirk.... Chissà cosa starà sussurrando ai 2 protagonisti della serie vincitrice...
Grazie di aver seguito questa prima edizione dei SerialFiller Globe!
Spero abbiate trovato qualche stimolo interessante, qualche titolo da appuntare, qualche vostra serie tv prediletta da applaudire e soprattutto un nuovo blog da consigliare ai vostri amici serialfiller.
Non andate via.
C'è l'ultimo bonus track!
Bonus Track
Romulus - Sky Original
Chiudiamo questo viaggio con una serie tutta italiana.
Una scelta non casuale e ben ponderata che vuole omaggiare una serialità italiana che nel 2020 sembra aver fatto il definitivo salto di qualità.
Prodotti come The New Pope e L'amica Geniale hanno messo al centro la qualità estrema del nostro cinema, pardon della nostra serialità, We Are Who We Are ha stabilito un importante passo verso un certo tipo di innovazione nel settore. Altre serie tv come Petra hanno strizzato l'occhio alle grandi produzioni internazionali, seppur magari più generaliste.
C'è stata, però, un prodotto che più di ogni altro ha sancito il tentativo di portare la serialità italiana in una dimensione diversa e ancor più ambiziosa.
Matteo Rovere ha allestito un set che, a detta di chi è riuscito a visitarlo, ha ricordato i grandi Kolossal della cinematografia. A metà strada tra Vikings e Apocalypto, il tentativo è riuscito egregiamente, con qualcosina ancora da limare ma con tante cose da salvare e dalle quali ripartire.
Ne avevo parlato in questo post.
Comentarios