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The Umbrella Academy: intrattenimento e soundtrack possono bastare?

Lo scorso anno Netflix ha regalato agli appassionati di fumetti la trasposizione dell'omonimo "comics" scritto da Gerard Way (cantante dei "My Chemical Romance") e arricchito dai disegni di Gabriel Bà:

The Umbrella Academy.

La serie tv è stata da subito un grosso successo ed era chiamata a raccogliere l'eredità dei 4 prodotti (+1) targati Marvel/Netflix, che da poco avevano "abbassato la saracinesca" in vista dell'approdo di Disney+.

Con essi, The Umbrella Academy, condivideva solo il genere di fondo, unico filo conduttore ad accomunare i vari Luke Cage, Daredevil, Jessica Jones ed Iron Fist con i 6 ragazzi (+1) dell'accademia.

Di li a qualche settimana sarabbe, poi, arrivata Amazon Prime Video ad offuscare quanto di buono fatto da Netflix, grazie all'esordio di un altro prodotto legato ai fumetti: The Boys.

Rispetto ai titoli Marvel/Netflix sopracitati, The Boys ha dimostrato di avere più di un legame con The Umbrella Academy, proiettandoci, di fatto, verso una nuova fase nel rapporto fra televisione e fumetti.

Abbandonati i comodi e concilianti volti da uomini/supereroi tormentati ma fondamentalmente buoni e ligi al dovere, questa nuova fase ci ha presentato personaggi ricchi di poteri, e responsabilità, ma fragili, spesso egoisti, molto imperfetti o addirittura autodistruttivi.

Se The Boys ha spinto al limite questo concetto, con eroi al soldo delle multinazionali e sempre più violenti, The Umbrella Academy è sembrata essere più conciliante verso quella fetta di pubblico meno propensa ad atmosfere cupe e plumbee e ancora bisognosa di eroi, che per quanto vulnerabili e strambi, fossero al 100% degli eroi buoni, o almeno desiderosi di esserlo.





La prima stagione della serie scritta e diretta da Jeremy Slater, ci aveva introdotto la famiglia Hargreeves. 7 fratelli, nati tutti nello stesso giorno, il primo ottobre 1989 e dotati di poteri straordinari.

Loro padre, Reginald, è anche il loro"rapitore". Ricco magnate, ossessionato dalla storia legata alla nascita dei suoi figli adottivi, che ha educato loro ad essere persone fuori dal comune, in previsione di imprecisati momenti decisivi per la storia dell'umanità.

Il primo ciclo di episodi ci aveva fatto conoscere i 6 tormentati ragazzi e il loro defunto fratello Ben.

Nelle prime puntate avevamo imparato ad apprezzare la disfunzionalità di ognuno di loro.

Dal fragile ed emotivo Klaus, capace di entrare in contatto e "dominare" il mondo dei morti;

Dalla forte ma conflittuale Allison, dotata di un potere che le consente di sussurrare agli altri cose che saranno forzati a fare;

Dall'omone Luther, una sorta di incredibile Hulk continuamente alla ricerca di una figura paterna;

Dall'abile ma incasinatissimo Diego, una sorta di Ninja imbattibile nello scontro corpo a corpo;

Dal numero 5, vero motore degli eventi grazie alla sua capacità di viaggiare nel tempo;

Ed infine da Vanya, la più silenziosa e timida ma anche quella destinata a covare dentro di se il potere più enorme.

Arrivati al termine della prima stagione, abbiamo avuto la sensazione di conoscere meglio i 7 fratelli, di essere legati ad essi, e di essere ansiosi di scoprire gli esiti delle loro sfortunate avventure ma anche, e soprattutto, gli esiti delle loro storie.

Klaus si sarebbe mai rasserenato, magari tra le braccia del suo amato? Allison e Luther avrebbero finalmente gettato il velo e smesso di inseguirsi? Numero 5 si sarebbe mai preso una pausa dai viaggi spazio - temporali? Diego avrebbe mai trovato il modo di placare la propria furia? Vanya sarebbe mai riuscita ad accettare se stessa e aprirsi col mondo?

Il successo planetario di The Umbrella Academy era dovuto, insomma, alla sua capacità di intrattenere, divertire e farci dialogare con i suoi protagonisti.

Un mix, tutto sommato, semplice, quasi banale, ma che la serie tv di Jeremy Slater aveva impacchettato benissimo.



Il cliffhanger con cui veniva chiuso il primo ciclo di episodi aveva aggiunto quel tocco di mistero e quell'abbondante hype tipico delle serie tv che si lasciano apprezzare dal proprio pubblico, che vedeva tutti noi molto desiderosi di affacciarci con entusiasmo alla seconda stagione.

A stagione 2 conclusa, rilasciata pochi giorni fa da Netflix, il bilancio non può che essere positivo.

The Umbrella Academy 2 consolida i propri punti di forza, aggiungendo qualche altro interessante tassello alle vite dei 7 fratelli e qualche elemento alla trama generale.

Ineccepibile, ad esempio, il lavoro che è stato fatto sulla componente action e sulle tante scene dove i nostri beniamini hanno potuto sfoderare appieno i loro poteri. E' sembrato, in molte occasioni, di essere seduti nella sala di un cinema IMAX a godersi l'ultimo film della Marvel.

Altrettanto inequivocabile il giudizio sulla colonna sonora, vero e proprio fiore all'occhiello di questa stagione,

Da "My Way" di Frank Sinatra, passando a "Golden Brown" dei "The Stranglers", fino ad arrivare a capolavori come "I was Made for lovin you" dei Kiss e "Twisting The Night Away" di Sam Cooke.

In viaggio negli anni '60, epoca in cui l'intera seconda stagione è ambientata, reso ancora più vivido da una collezione di suoni e musica che hanno fatto la storia di quegli anni.

Accostare, da questo specifico punto di vista, The Umbrella Academy alla saga di James Gunn sui Guardiani Della Galassia, sarebbe tutt'altro che azzardato.

E' stato fatto un gran lavoro anche sui personaggi. Senza guizzi particolari, si è avuta la sensazione di assistere ad una maggiore introspezione di ognuno di essi, facendo emergere ancor di più, e meglio i loro tratti distintivi.

A giudicare da quanto emerso sin qui, la seconda stagione di The Umbrella Academy sembrerebbe un trionfo netto.

Non è cosi, purtroppo.

Nonostante i toni, da parata del 4 Luglio, che emergono in rete, The Umbrella Academy sembrerebbe essersi confermata come un'ottima serie tv ma solo e soltanto se relegata ad una, molto, specifica fetta di mercato.


Cercate una serie tv scorrevole, divertente, con bei personaggi, azione, e una trama facile da seguire?


The Umbrella Academy dovrà finire in cima alla vostra lista. E' la serie perfetta da guardare mentre state scrollando instagram seduti sul divano, mentre state svuotando la lavastoviglie, o quando, arrivati a fine giornata, avete voglia di sdraiarvi in poltrona e staccare la spina per un'oretta.

Ecco che, se è questo quello che cercate, The Umbrella Academy potrebbe regalarvi esattamente quello di cui avete bisogno.

Ma se vogliamo spingerci a fare un confronto con l'intero panorama seriale e affacciarci alla finestra della "qualità", quella che i "criticoni" tentano sempre di ricercare, definire e analizzare in un prodotto artistico, allora il discorso cambia.



La seconda stagione, come già detto, rafforza quanto di buono era stato fatto nella prima.

Questo è un punto di forza, ma è anche la dimostrazione che non si sia avuti il coraggio, o la capacità, di andare oltre.

In un tempo non troppo lontano, le serie tv erano costruite esattamente in questo modo. Scrivo un bel pilot, reggo il ritmo per una stagione, fidelizzo il pubblico e il gioco è fatto. Riproduco esattamente la stessa cosa per un numero imprecisato di stagioni, cambiando qualcosina qua e là, e potrò campare di rendita.

La sensazione è che questa stagione di The Umbrella Academy, abbia vissuto sulle spalle della prima.

Nulla di male in questo ma è corretto constatarlo quando si ha l'ambizione di dare dei giudizi personali ma oggettivi su un prodotto seriale.

Il rischio è cadere nella sindrome "La Casa di Carta" e bruciare il proprio potenziale in nome di una schematizzazione del racconto, sempre uguale a se stesso.

Un altra grossa sfaccettatura che sarebbe bene evidenziare è che tra l'esordio di The Umbrella Academy e la messa in onda della sua seconda stagione, il mondo seriale (e non solo quello seriale) è cambiato totalmente.

Senza scomodare l'emergenza covid e le proteste del movimento Black Lives Matter (qui goffamente richiamato con le proteste alla tavola calda nel 1963), basterebbe invocare Watchmen e The Boys per far impallidire la serie tv Netflix.

Del secondo abbiamo già parlato in apertura, del primo invece, oltre alle 26 nominations ottenute ai prossimi Emmy 2020, ci sarebbe tanto da dire. E' un prodotto, quello di Damon Lindelof, che ha cambiato per sempre la storia della tv e ha scardinato totalmente il caveau del genere supereroistico.

The Umbrella Academy sembra non aver raccolto l'eco delle sirene Lindelofiane, continuando per una strada che strizza molto più l'occhio ad un pubblico giovane, da un punto di vista seriale, che ad uno maturo. Ne viene fuori un prodotto quasi"preconfezionato", vittima di se stesso e capace allo stesso tempo di esaltarsi, sebbene nel piccolo recinto in cui ha deciso di scorrazzare liberamente.

In definitiva, dunque, The Umbrella Academy si conferma un prodotto solidissimo, che garantisce un intrattenimento leggero e piacevole, condito da vari momenti comici e da una buona costruzione, seppure abbastanza stereotipata, dei propri personaggi, rigettando la possibilità di essere qualcosa di più, lontano dalla qualità e l'introspezione storica di prodotti recentemente sbarcati in Italia come The Plot Against America. La serie tv di Netflix è un ottimo titolo da aggiungere al vostro catalogo per un binge watching estivo soddisfacente ma inadatto ad un pubblico che vorrebbe assistere ad una serie tv capace di rompere gli schemi e proiettarlo verso nuovi lidi.




 

Trama: 6+

Sviluppo Personaggi: 7 -

Complessità: 6,5

Originalità: 7

Impatto sulla serialità contemporanea: 6,5

Comparto tecnico: 7

Regia: 6+

Intrattenimento: 9

Coinvolgimento emotivo: 7

Soundtrack: 10





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