Avevo pianificato di guardarla tutta e poi scrivere un pezzo, complice anche il rilascio dell'intera prima stagione in un unico blocco questa mattina (che mattina questa, che weekend, con Domina (di cui qui trovate un racconto della mia partecipazione all'evento in anteprima di Sky) e Love, Death & Robots 2 appena usciti...).
La visione del pilot, però, mi ha lasciato quel prurito tra le mani, tipico di chi vorrebbe correre alla tastiera del PC e scrivere qualcosa, qualsiasi cosa per parlare di quel che ha visto.
Ogni spettatore salvato dalle schifezze di questo mondo mi porta un passo più vicino al paradiso seriale, dove un giorno voi tutti bravi spettatori potrete abbracciare i vostri cari personaggi di finzione, sorseggiare un caffè al Central Perk, recarvi all'ippodromo coi Peaky Blinders, mettervi in canotta bianca sul bordo della piscina con Tony Soprano.
Per ambire a fare tutte queste cose un giorno, è necessario essere dei bravi spettatori ma anche diffondere il verbo, quello della qualità, dell'autorialità, dell'originalità.
Lasciate ogni speranza, dunque, o voi che guardate Behind Her Eyes o Che Fine ha fatto Sara?, per voi non ci sarà spazio.
E allora oggi son qui a ritirare la mia fetta di paradiso, parlandovi della primissima impressione che ho avuto di una serie che attendevo da tanto (piazzata anche in questo post relativo alle serie più attese dell'anno 2021) e che non mi ha deluso neppure un po, ma niente proprio.
Sto parlando di The Underground Railroad (la ferrrovia sotterranea per noi italici), serie tv Amazon Prime Video, firmata dal regista premio Oscar Barry Jenkins.
Perchè la attendevo?
L'equazione Regista premio oscar + investimento cospicuo di Bezos + adattamento di un romanzo che dicono essere spettacolare + tema della schiavitù ed in generale razziale misto fantasy (alla Lovecraft Country), diciamo che mi faceva tornare i conti ancor prima di prendere in mano la calcolatrice.
Premetto che non ho affatto amato Moonlight, film che valse a Jenkins un contestatissimo Oscar ai danni del ben più quotato, e apprezzato LaLaLand, ma il fatto di non aver amato qualcosa non toglie nulla alla sua portata storica e alla sua valenza artistica, per cui l'attesa era alta, anzi forse ancora più alta perchè speravo di comprendere, attraverso The Underground Railroad, la bellezza di Moonlight e la bravura di Jenkins, troppo sfuggevole ai miei occhi sino a questo momento.
Se c'era un modo per convincermi e spazzare ogni dubbio, era il modo che Barry Jenkins ha scelto per girare questo pilot, con il quale ha fugato ogni minima preoccupazione.
Partenza eccezionale, dunque e il perchè, provo a raccontarvelo dopo il poster.
L'America è unita sotto una dichiarazione di Indipendenza che suona vuota verso chi è trattato come, se non peggio di una bestia.
L'uomo nero vive una condizione di totale privazione di ogni libertà, costretto a lavorare nelle piantagioni, a non pensare, a non vivere, a non amare.
A lui è vietato saper leggere, a lui è imposto di accoppiarsi per produrre figli aitanti in grado, un domani, di sostituirlo nel lavoro all'interno delle sterminate piantagioni dei padroni.
Padroni senza scrupoli che si fanno beffe del fatto che di fronte a loro ci siano esseri umani e non animali.
E' un tema che, negli ultimi anni, è stato affrontato (per fortuna) mille volte. E' il decennio delle donne e della lotta al razzismo, ed il cinema e la tv hanno trovato il modo di raccontare le disuguaglianze di genere e razziali in svariate sfumature.
Per coloro i quali sentono il bisogno di arricchire la biblioteca seriale e cinematografica con nuovi capitoli facenti parte del libro degli orrori dell'umanità, è sempre più difficile trovare un registro che renda accattivanti (che brutta parola!) e "nuovi" episodi e pellicole incentrate sulla condizione degli afroamericani ai tempi nostri o nei secoli addietro.
Barry Jenkins, nel pilot, sceglie la chiave della pulizia stilistica e dell'autorialità.
Ho goduto di ogni singola inquadratura come se fossi un bambino al Luna Park in una domenica assolata ma fresca.
Raramente avevo assistito ad una fotografia cosi calda e perfettamente calibrata nelle tonalità. Jenkins non è un cineasta particolarmente barocco o visionario ma ha il talento di saper raccontare la storia attraverso le immagini e i movimenti di macchina da esso compiuto.
Con The Underground Railroad raggiunge, probabilmente, l'apice.
Attraverso le sue scelte registiche apprezziamo crudelmente quello che è il contesto perverso nel quale la serie ci catapulta.
Padroni spietati da un lato, bestie con la pelle scura dall'altro. Come tutte le bestie, anche gli schiavi sono esseri da allevare, indirizzare, sfruttare, sino alla morte.
La privazione del libero arbitrio e di ogni forma di sentimento è acceccante tanto quanto la libertà stessa, rendendo gli schiavi ancora più intrappolati a causa della loro incapacità di reagire, dettata dalla paura ma anche dalla mancanza di cultura.
A questi temi, abbastanza familiari ma sempre forieri di grande dolore intellettuale e carnale in chi guarda, si aggiunge una componente mistery/fantasy che arriva solo alla fine dell'episodio.
Questo aggiunge, alla perfezione stilistica e alla purezza della regia,anche quel pizzico di curiosità per capire dove si voglia andare a parare in termini di puro intrattenimento.
Ci tenevo a darvi questa prima impressione, in modo da indurvi a sintonizzarvi su Amazon Prime Video e dare un'occhiata all'episodio pilota di questa serie che si preannuncia come una di quelle che potrebbero riscuotere successo e fare man bassa di premi nei mesi prossimi venturi.
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