Se l'esordio di Loki aveva convinto tutti, il secondo episodio sgombra il campo da tutti i potenziali scetticismi.
Loki, come ho già detto nel commento allo straordinario primo episodio, rischia di essere la serie dell'anno ed una delle più importanti affermazioni seriali del decennio.
E' sempre rischioso addentrarsi in paragoni e in classificoni ma, di fronte ad un progetto simile, è difficile non sbilanciarsi.
Loki, anche in questo secondo episodio, ha dimostrato di saper coniugare, a livelli altissimi, intrattenimento, introspezione, profondità, mistero e buona scrittura.
Francamente, al netto delle proprie predilizioni cinematografiche e convinzioni seriali, è difficile chiedere di meglio.
Se Loki non fosse stato un prodotto della Marvel avrebbe avuto la stessa risonanza?
Non credo affatto.
Se, d'altro canto, fosse stato un prodotto "indipendente" avrebbe avuto al stessa schiera di detrattori prevenuti dal solo fatto che si stesse parlando di un titolo della Marvel/Disney?
Non credo affatto, anche in questo caso.
Vien da sè che, da un lato dobbiamo provare a giudicare la miniserie senza tenere conto dell'universo alla quale essa appartiene ma dall'altro non possiamo non pensare a quanto essa sia incasellata nell'universo stesso.
Nel giudicarla, dunque, questi 2 pezzi vanno messi insieme, con equilibrio e armonia, provando ad osservare e commentare la serie nella maniera più oggettiva possibile.
Ma veniamo all'ottimo secondo episodio.
Dopo questa bella immagine tratta da The Variant, potrebbero seguire SPOILER.
Se il pilot ci aveva mostrato il potenziale enorme della serie in termini di ampiezza del racconto, di legami con il MCU e di divertimento, la seconda puntata ci mostra quanta alchimia ci sia tra il personaggio di Mobius (Owen Wilson) e quello di Loki (Tom Hiddleston). Tra i 2 il rapporto evolve, offrendo momenti di grande divertimento, mai fini a sè stessi ma sembre subordinati all'avanzare della storia. E' proprio grazie alla fiducia concessa da Mobius che Loki scaverà a fondo nei fascicoli della TVA, fino a trovare un tassello fondamentale nella caccia alla versione "cattiva" di sè stesso, quella che sta tentando di deviare il corso del tempo e contrastare i Time Keepers e la Sacra Linea Temporale.
La dinamica fra Mobius e Loki è divertente, esaltante e fatta di micromomenti gustosissimi che permettono ai 2 di elevare il proprio personaggio ai massimi livelli, umanizzandolo e rendendolo ancora più vicino allo spettatore.
Non è un caso se, in questo episodio, assistiamo ad un paio di situazioni nelle quali Mobius prende le difese di Loki dinanzi agli altri e quest'ultimo pare esserne abbastanza colpito, al punto da prodigarsi molto, di certo anche con un forte spirito egoistico tipico del personaggio interpretato da Hiddleston, per raggiungere gli scopi prefissi ed aiutare Mobius nella caccia alla variante.
E' la prima volta che vediamo sorgere in Loki un lato tenero e umano, seppur molto nascosto, seppur appena accennato, molto simile a quel concetto di "bambino impaurito" a cui lo stesso Mobius fa riferimento, come se Loki stesse intravedendo in quello strano, potente e assurdo mondo disegnato dalla TVA, l'opportunità di riscatto, e di vittoria, che ha sempre contraddistinto la sua caccia esistenziale. In questo, Mobius sembra essere la spalla perfetta, il riferimento ideale col quale crescere e grazie al quale soddisfare la sua sete di famiglia e amicizia, che, a mio avviso, è il vero motore che ha guidato le feroci azioni del personaggio in passato.
La mancanza del vero affetto, della vera appartenenza a qualcosa, il suo essere eterno secondo, il suo essere considerato quasi un reietto, ne ha nutrito la fame di potere e di vendetta fino a farlo diventare il villain noto a tutti.
L'evoluzione del personaggio di Loki in questi primi 2 episodi è stata rapida ma non brusca, molto lineare ma sempre ricca di sfumature. Il Dio dell'inganno è entrato nella TVA da prigioniero e ne sta uscendo da "consulente". Ha messo piedi nell'aula di quel tribunale dello spazio tempo da villain e sta lavorando per poterne uscire da eroe.
Il finale di questo episodio ci dice che si Loki è scappato ma che forse potrebbe averlo fatto per poi fare ritorno, non più da ricercato ma da Salvatore della patria.
In fondo quello che Loki ha sempre agognato non è stato mai il potere ma il sentirsi parte di qualcosa, meglio ancora se da una posizione dominante.
L'impatto con la TVA, le conoscenze acquisite sulla vacuità delle azioni dell'uomo, la consapevolezza in merito alle gemme dell'infinito e alle mille inutile battaglie fatte nel nome di queste ultime, deve aver spinto il fratello di Thor a rivedere le sue posizioni rispetto alle esistenza, spostando i suoi ambiziosi progetti verso qualcosa di diverso.
La duplicità del personaggio è proprio quell'ingrediente che rende Loki e questo episodio cosi speciale.
Sarà un Loki redento quello che vedremo nei prossimi episodi o il solito vecchio villain capace di tutto pur di raggiungere il potere?
Il cliffhanger finale non ci da una risposta e questo è esattamente quello che cercheremmo in una serie, in un film, in un libro. Restare col fiato sospeso, vedersi innestare un dubbio, provare a dipanarlo, attendere che l'autore ci sveli il trucco, camminare insieme ai personaggi per scoprire da quale burrone cadranno, vivere la vita e soprattutto i tormenti di quei personaggi.
Nei primi 2 episodi noi spettatori stiamo esattamente vivendo questa esperienza immersiva, chiedendoci, di volta in volta, perchè Loki fa quello che fa e perchè ha fatto quel che ha fatto, restando col dubbio su quel che potrà fare ora che la terra sotto i suoi piedi è crollata e le carte sul tavolo sono totalmente differenti rispetto a quando aveva iniziato a giocare.
Il cliffanger finale è solo la ciliegina sulla torta ma è tutto quel che abbiamo visto nei 40 minuti precedenti che ci ha fatto venire voglia di mangiarla con tutta la calma ed il gusto di questo mondo.
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