Non ho mai parlato di The Walking Dead da quando ho inaugurato Nella Mente di Un Serialfiller.
Lo avevo fatto in altri luoghi del web in precedenza e mai, dico mai, il giudizio era stato positivo.
La serie di AMC, tratta dai fumetti di Robert Kirkman (di cui pochi giorni fa ho recensito l'esordio di Invincible) ha smesso di essere quel fenomeno televisivo e culturale che era riuscito ad essere nelle prime 3-4 stagioni, soprattutto a causa del cambio di Showrunner che aveva portato Scott Gimple a prendere le redini dello show.
L'autore ha reso The Walking Dead un infinito loop di trame e situazioni trite e ritrite con personaggi monodimensionali e pochissimi guizzi.
Nulla a che spartire con le atmosfere cruente e molto più vicine al fumetto che le prime stagioni avevano regalato.
Molti personaggi hanno detto addio allo show il quale nella prossima stagione chiuderà i battenti.
Tra spinoff più o meno riusciti e villain più o meno convincenti, The Walking Dead si appresta a dire addio agli spettatori con l'ultimo ciclo di episodi.
Causa pandemia, la penultima stagione è stata rilasciata a singhiozzo. Ciò non ha impedito agli autori di pensare di allungare ulteriormente il brodo (cosa di cui sono massimi esperti), immaginando alcuni episodi bonus incentrati sul passato ed il presente dei personaggi più importanti.
A fronte di un'idea tutto sommato buona, offrire agli spettatori un background un minimo più approfondito dei personaggi principali, la realizzazione, come spesso accade nella serie AMC, è stata a tratti imperdonabilmente inutile.
Le storie di Daryl e di Gabriel, in particolare, hanno lasciato perplessi. Nella migliore delle ipotesi certi episodi si sono rivelati una sonora perdita di tempo, in altri, invece, hanno finito per peggiorare lo sviluppo, già inesistente, di taluni personaggi.
Per nostra fortuna, l'ultimo di questi episodi speciali, è stato degno di nota, risultando uno dei migliori episodi di tutta The Walking Dead.
Non a caso, il protagonista della puntata è stato Negan, da molte stagioni uno dei personaggi più amati della serie.
Jeffrey Dean Morgan torna ad essere messo al centro della storia, in un episodio stand alone che ci mostra chi fosse Negan prima di diventare quello spietato pazzo assassino armato di mazza da baseball spinata.
E' un classico episodio di Origin Story, per la dirla fumettisticamente parlando.
A differenza degli altri spezzoni dedicati agli altri protagonisti dello show, quello dedicato a Negan funziona e funziona maledettamente bene.
Sarà per il fascino che il male ed i villian hanno irrimedialmente su di noi, sarà per il magnetismo di Jeffrey Dean Morgan, sarà perchè anche un orologio rotto segna 2 volte l'ora giusta ogni giorno ma questo Here's Negan ha il sapore del ben fatto.
Negan è sempre stato uno dei personaggi più amati di The Walking Dead ma anche uno dei più controversi.
Fu una delle scene con lui protagonista ad essere stata probabilmente la più discussa, criticata e polemizzata di sempre per la serie AMC. In molti riconoscono in quelle polemiche il vero punto di svolta (negativa) per lo show. E' come se da quel momento in poi Scott Gimple avesse deciso di abbandonare ogni estremismo e rinchiudersi in una bolla di introspezione ed intimismo che semplicemente non era nelle corde degli autori e non reggeva minimamente l'impalcatura di uno show a cui servivano teste mozzate, villain sanguinari, lotte intestine, episodi adrenalici per essere all'altezza delle migliori serie su piazza.
Il declino è, invece, stato inesorabile.
Negan stesso ha subito un ridimensionamento, passando da grande dittatore a salvatore della patria, da pazzo scatenato a docile vicino di casa.
Non che la sua non sia stata un'evoluzione credibile, tutt'altro, ma di certo è stata innaturale rispetto a quello che ci saremmo attesi.
Questo episodio Negan centrico ci permette di capire cosa abbia mosso l'uomo nei primi giorni, nei primi mesi dell'Apocalisse Zombie e cosa lo abbia reso cosi disumano e senza pietà.
Tornando indietro con le lancette scopriamo che Negan era tutto sommato un uomo buono, un inetto avrebbe detto qualcuno tanto tempo fa, un ragazzo poco cresciuto vittima di errori di gioventù, tradimenti, mosse avventate e scarsa intraprendenza.
L'avvento degli zombie cambia tutto.
Sua moglie, Lucille, è malata di cancro, ma questo lo sapevamo già.
Quello che non sapevamo era come Lucille fosse scomparsa e quale fosse stato il ruolo di Negan in tutto ciò.
Da oggi sappiamo cosa è successo all'amata dell'uomo con la mazza da baseball spinata e quale sia stato l'impatto emotivo nella vita e nella psiche di quest'ultimo.
Negan diventa Negan a causa della morte di Lucille?
Si, ma non solo per questo.
Lucille muore anche un pò a causa di Negan, non nel senso attivo del termine ma perchè proprio quando il ciclo chemioterapico stava per terminare, un evento fatidico e casuale danneggia irreparabilmente il frigorifero nel quale erano contenuti i liquidi che il suo compagno le stava somministrando con cura e amore.
Questo pone Negan nella difficile condizione di dover reperire, nel bel mezzo di un'invasione zombie, nuove medicine.
L'uomo si adopera per farlo e riesce anche ad ottenere, seppur faticosamente, ciò che cercava.
Uomini bruti, quelli che nella storia di Negan sarebbero i suoi villain e carnefici, lo bloccheranno quel tanto che basta per decretare la morte di Lucille.
Negan torna a casa.
Trova sua moglie incatenata a letto e "zombificata".
Buio pesto.
Rosso davanti agli occhi.
Fine.
Il docile e dolce Negan muore.
Nasce il terrificante uomo col giubbotto e con "Lucille" tra le mani che ammazzerà uomini, saccheggerà villaggi, impaurirà chiunque gli passi davanti.
L'episodio funziona maledettamente bene perchè fa esattamente ciò che un episodio, una serie, un film, un libro dovrebbe sempre fare: sviluppare un personaggio, giustificarne le azioni, rendere il pubblico erudito del vissuto di quell'uomo o donna di cui si stanno leggendo o ammirando le gesta, positive o negative che siano.
Oltre a fare questo, e a farlo benissimo, gli autori si prendono il tempo necessario per mostrarci l'origine anche dell'armamentario, del vestiario, dell'immagine del Negan che conosciamo.
E cosi anche il giubbotto di pelle da cui l'uomo mai si separa e l'iconica mazza da baseball, trovano un loro senso compiuto e una loro fisionomia molto più ampia rispetto a ciò che ci eravamo abituati ad immaginare.
Il giacchetto di pelle era un regalo, l'ultimo regalo, che la sua morente amata aveva fatto lui.
Lucille è un cadeaux di una ragazza sconosciuta ma di buon cuore che Negan incontra e dalla quale riceve i farmaci che avrebbero potuto salvare Lucille.
La morte della moglie ed il peso sulla coscienza per aver "venduto" colei che aveva regalato lui la mazza (e tutta la sua gente) ai suoi aguzzini, sono gli eventi scatenanti che trasformano Negan in quello che conosciamo.
E' un percorso perfetto, poco predicibile e che ci permette di comprendere le azioni successive di Negan, non importa quanto nefaste, sanguinolente e folli.
Si chiude nel migliore dei modi una stagione imbarazzante per The Walking Dead.
E' stato l'ultimo season finale che vedremo mai nella serie.
Siamo arrivati all'undicesima stagione con una stanchezza palpabile ed una voglia matta di abbandonare lo show.
Il prossimo anno speriamo di assistere ad un finale degno, consci che nessuna serie mai ha avuto le chance di farsi perdonare che ha avuto The Walking Dead, serie speciale che aveva tutte le carte in regola per diventare una delle serie più influenti e belle di sempre.
Sarebbe bastato regalarci più episodi come questo ed amalgamarli ad episodi adrenalinici dell'epoca Glen Mazzara e Frank Darabont.
Non resta che accontentarci di questo episodio meraviglioso e di confessare che anche noi siamo:
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